Caro Direttore, sono a scrivere questa lettera come presidente dell’associazione IWA Italy, l’associazione degli sviluppatori esperti di accessibilità riconosciuta come tale dal CNIPA in relazione alla legge 4/2004. Come ben sa sono uno degli autori della legge 4/2004 e dei requisiti tecnici della suddetta legge e spesso mi capita di leggere discussioni in cui la normativa (ma soprattutto il decreto ministeriale contenente i requisiti tecnici) viene – forse per mancata conoscenza dell’argomento – indebitamente criticata.
IWA ha fornito inoltre supporto al CNIPA (Centro Nazionale Informatica Pubblica Amministrazione) anche nella fase di formazione e divulgazione, tramite convegni ed attività di formazione gratuita erogata dallo stesso CNIPA tramite docenti esperti di accessibilità di IWA ITALY. Esperti di IWA inoltre stanno fornendo supporto al CNIPA nella fase del cosiddetto “monitoraggio” dei siti delle P.A. centrali, e stiamo vedendo che la situazione non è poi così nera come spesso viene dipinta.
Innanzitutto, spiace che spesso vengano travisate le parole delle persone, soprattutto “a scoppio ritardato”. Mi riferisco in particolar modo alle considerazioni pubblicate nel Web in cui ci si meraviglia che solo il 3% (tre per cento) delle P.A. centrali abbia ad oggi una home page (non un sito) conforme ai requisiti tecnici della legge 4/2004.
Da qui, tralasciando le solite esternazioni sui mancati obblighi normativi (forse quando si scrive velocemente ci si dimentica che oltre alla legge 4/2004 vi è anche il codice della P.A. Digitale…), nascono purtroppo delle incomprensioni che portano sempre alla stessa minestra: le P.A. non aggiornano i siti Web con conformità ai requisiti tecnici in quanto “di difficile applicazione e molto onerosi”. Lo stesso Antonio De Vanna nelle sue relazioni (la prima delle quali risale ancora al mese di dicembre 2007… ma solo oggi fa “scalpore”), fa ben capire che nel 3% figurano molti casi di eccellenza che dimostrano proprio quanto l’inapplicabilità dei requisiti sia una leggenda metropolitana.
Tra i casi citati dal dott. De Vanna vi sono oltre 150 scuole della Lombardia che – autonomamente e senza necessità di stanziamenti statali – hanno avviato dei processi per sviluppare/convertire i siti dei propri istituti alla conformità dei requisiti tecnici. Cosa significa? Significa che degli insegnanti (quindi non propriamente dei tecnici specializzati o, come si definiscono alcuni, dei “professionisti”) hanno investito del loro tempo per documentarsi, confrontarsi e quindi sviluppare siti Web conformi ai requisiti, incontrandosi e scambiandosi informazioni tramite il progetto Porte aperte sul Web . Se questo non è sufficiente a dimostrare la teoria per cui l’applicazione dei requisiti non è una cosa “per pochi eletti”, basti solo ricordare che ciò che richiama la legge è una raccomandazione del 1999 (del secolo scorso) che richiede di usare in modo corretto elementi ed attributi di linguaggi come HTML e XHTML presenti da oltre 10 anni: chi si vuol definire professionista e ad oggi non sa (o non vuol sapere) che per impaginare dei contenuti vanno seguite delle regole, più che professionista può definirsi un “webbista” e – come tale – non può certo proporsi per fornire servizi a realtà come le Pubbliche Amministrazioni che, per legge, devono fornire servizi fruibili da tutti, indipendentemente dalle disabilità a cui possono essere soggetti alcuni utenti. Per aiutare la crescita dei “webbisti” (o dei professionisti volonterosi), oltre a liste tecniche di discussione gratuite ( http://itlists.org ), è stato reso disponibile anche un manuale.
Personalmente, dopo aver scritto il manuale di applicazione della legge 4/2004 (con prefazione dell’allora Ministro Lucio Stanca), ho ritenuto utile rilasciarlo gratuitamente a disposizione nel sito del CNIPA , onde evitare le infinite discussioni su liste e forum sulla corretta interpretazione per l’applicazione dei requisiti: il manuale c’è, è quindi scaricabile, fruibile ed è il riferimento anche per chi effettua le verifiche tecniche. Tramite Webaccessibile.org , la risorsa di IWA ITALY per l’accessibilità del Web, sono inoltre disponibili degli strumenti gratuiti di ausilio (citati dallo stesso Antonio De Vanna ai recenti convegni) per la valutazione dei requisiti, tra cui la barra dell’accessibilità .
Rileggendo gli ultimi paragrafi, è ben chiaro che è tutto disponibile gratuitamente, senza alcun costo per lo sviluppatore: l’unico “costo” da sostenere è la riconversione dello sviluppatore dal mancato rispetto degli standard al corretto modo di sviluppare contenuti ed applicazioni per il Web. Spesso durante seminari e docenze veniamo in contatto con persone che, purtroppo, non hanno avuto adeguata formazione nello sviluppo di contenuti tramite linguaggi di marcatura: è un po’ il medesimo problema che si trova quando si chiede quanti sanno formattare correttamente i titoli e – in generale – il documento con i programmi di word processing…
Vorrei quindi concludere questa prima parte della lettera ribadendo per l’ennesima volta che applicare i requisiti di legge non è una cosa riservata a pochi eletti ma è una serie di piccole regole applicabili da chiunque ne comprenda le motivazioni e le modalità di implementazione. Chi non riesce e/o non vuole applicarle spesso estrae dal cilindro la scusa della difficoltà o della particolare onerosità: in questo caso consigliamo sempre alle P.A. di cambiare fornitore in quanto inadeguato alle esigenze di garantire l’accesso a tutti i cittadini.
Tra le altre critiche che sorgono in questi giorni vi è il mancato adeguamento della legge ai nuovi “standard”, quali il cosiddetto “Web 2.0”. È doveroso fare una premessa secondo cui il “Web 2.0” non è altro che un termine commerciale per vendere qualcosa di vecchio come fosse novità anche alle stesse P.A.. Vorrei ricordare ad esempio che AJAX non è altro che la combinazione di Javascript con chiamate tramite oggetto XMLHTTPRequest disponibile già da Microsoft Internet Explorer 5.0, quindi nulla di nuovo a livello di “tecnologia”. È pur vero che l’attuale normativa (basata sulle uniche raccomandazioni internazionali ritenute “stabili” dalla stessa UE) pone un vincolo all’uso di script: il requisito 15, difatti, prevede che la pagina deve essere fruibile anche in assenza di script. Questo, in alcuni casi, è possibile farlo anche per applicazioni AJAX-based in quanto un buon sviluppatore AJAX sa che deve pensare all’uso di AJAX all’interno dell’applicazione ma deve applicarlo alla fine, ovvero deve comunque garantire l’utilizzo dell’applicazione anche in mancanza di AJAX.
Il Web evolve, e col Web evolvono anche le specifiche: stiamo difatti sviluppando all’interno del W3C le future raccomandazioni per il Web tra cui le WCAG 2.0 per l’accessibilità dei contenuti e le ATAG 2.0 per l’accessibilità delle applicazioni che generano contenuti per il Web. Le WCAG 2.0 porteranno, tra le novità, la possibilità di utilizzare tecnologie “accessibility supported”, ovvero una serie di tecnologie (HTML, CSS, Javascript) dichiarate direttamente accessibili da utenti con tecnologie assistive, supportate dai browser più comuni in modo nativo e/o tramite plug-in. Questo significa che le WCAG 2.0 rimuoveranno il limite del requisito 15 ma chiederanno allo sviluppatore di garantire direttamente l’accessibilità degli script e degli oggetti di programmazione. Non sarà quindi sufficiente, ad esempio, inserire una mappa di Google o un widget di Flickr/YouTube nel sito della P.A. ma si dovrà “potenziare” l’oggetto inserendo delle funzionalità che consentiranno – per ogni elemento presente – l’identificazione del ruolo, dello stato e delle proprietà (ovvero, quanto richiesto dalla nascente specifica WAI-ARIA del W3C).
Pertanto consigliamo già da oggi di documentarsi su come produrre applicazioni accessibili: personalmente ho prodotto un libro a cui hanno partecipato esperti internazionali del settore e, per chi vuole essere all’avanguardia, consiglio di studiarsi i nuovi frame work accessibili.
Allo sviluppo di queste specifiche partecipano, come unici italiani, i soci IWA che nella fase di adeguamento della 4/2004 potranno portare il loro attivo contributo nello sviluppo di requisiti basati sui nuovi standard. Anche l’ISO si sta muovendo nello sviluppo di nuove norme per le interfacce Web (ISO 9241-151) ed anche in questo caso i soci IWA partecipano attivamente alla definizione di tali norme tecniche. Ci tengo a precisare che chiunque, all’interno di IWA, può partecipare a queste attività sapendo bene che richiedono tempo (audio conferenze settimanali, discussioni in liste tecniche, ecc. ecc.) e non prevedono compensi. Lo stesso W3C sta riconoscendo le potenzialità di italiani e questo ha portato alla nascita di una nostra divisione (IWA Labs) dedicata alla sperimentazione delle future specifiche: stiamo testando soluzioni per XHTML 2, per SMIL 3.0, WAI-ARIA e vediamo come sia possibile effettivamente garantire maggior solidità ed accessibilità alle applicazioni Web.
Riguardo all’adeguamento normativo italiano, ricordando che siamo legati all’art. 12 della legge 4/2004:
1.Il regolamento di cui all’articolo 10 e il decreto di cui all’articolo 11 sono emanati osservando le linee guida indicate nelle comunicazioni, nelle raccomandazioni e nelle direttive sull’accessibilità dell’Unione europea, nonché nelle normative internazionalmente riconosciute e tenendo conto degli indirizzi forniti dagli organismi pubblici e privati, anche internazionali, operanti nel settore.
2.Il decreto di cui all’articolo 11 è periodicamente aggiornato, con la medesima procedura, per il tempestivo recepimento delle modifiche delle normative di cui al comma 1 e delle innovazioni tecnologiche nel frattempo intervenute.
Chi si occupa di aggiornare il decreto con i requisiti? Il Ministro per l’Innovazione e le tecnologie che, nella definizione dei primi requisiti, affidò lo sviluppo alla “Commissione interministeriale permanente per l’impiego delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione a favore delle categorie deboli o svantaggiate” presieduta dal Prof. Pierluigi Ridolfi che, nel 2003, costituì una segreteria tecnico-scientifica coordinata dal dott. Antonio De Vanna ed alla quale parteciparono rappresentanze di associazioni di produttori di hardware e software, associazioni di disabili ed associazioni di sviluppatori esperti di accessibilità. La segreteria tecnico-scientifica avviò una serie di gruppi di lavoro, arrivando alla predisposizione dei requisiti tecnici tra cui i requisiti per i siti Internet, pubblicati (cosa mai successa in precedenza) nelle bozze di lavoro per raccogliere commenti dal mondo degli sviluppatori.
Successivamente, viste anche le fasi di mancata applicazione della legge legate all’idea secondo cui in mancanza di un contratto non vi sono obblighi per le P.A., come IWA abbiamo scritto nel novembre 2006 una lettera al Ministro Nicolais, ai sottosegretari Magnolfi e Scanu e alla Commissione Trasporti della Camera sollecitando la discussione del progetto di legge 1226 Campa-Palmieri II , depositato tra l’altro già dal 31 luglio 2006,lettera che ad oggi non ha avuto alcuna risposta.
Ulteriore nota negativa è legata al fatto che l’attività della commissione interministeriale permanente (e quindi della Segreteria) è rimasta ferma per oltre due anni: solo verso la fine del 2007 il Ministro Nicolais tramite un Decreto rimuoveva la commissione interministeriale permanente a favore di una commissione ministeriale la cui durata era limitata alla legislatura. La commissione fu riassegnata con presidenza a Pierluigi Ridolfi e con la Segreteria tecnica assegnata ad Antonio De Vanna: sfortuna volle che la segreteria riuscì ad effettuare una sola riunione in cui chiaramente si intendeva analizzare l’attuale situazione per adeguare i requisiti tecnici ai nuovi standard – non appena questi saranno disponibili.
Ora si è quindi in attesa della ricostituzione della Commissione (auspicando ad un ritorno alla Commissione Interministeriale) e con la costituzione di una Segreteria tecnica che – a mio avviso – dovrebbe non dipendere dalla durata della legislatura ma dovrebbe garantire un costante monitoraggio delle norme e raccomandazioni al fine di poter agevolmente fornire al Ministro competente delle proposte di adeguamento delle cosiddette regole tecniche.
I tempi quindi sono maturi per iniziare a discutere di WCAG 2.0, ATAG 2.0, WAI-ARIA ed ISO 9241-151 magari predisponendo una versione transitoria dei requisiti per garantire un tempo utile di adeguamento sia agli sviluppatori che alle P.A. La mia idea è quella di proporre inizialmente la sostituzione del requisito 15 con un requisito di chiara ispirazione alle WCAG 2.0, in particolar modo al criterio di successo 4.1.2:
4.1.2. Nome, ruolo, valore. Per tutti i componenti presenti nell’interfaccia utente come: il nome, il ruolo, gli stati, le proprietà e i valori di programmazione possono essere determinati programmaticamente mentre gli stati, le proprietà, ed i valori che anche l’utente è in grado di impostare, possono anche essere stabiliti in modo programmatico. Qualsiasi notifica delle modifiche a questi elementi è disponibile ai programmi utente, tra cui le tecnologie assistive.
In questo modo si chiede quindi allo sviluppatore di usare in modo corretto le nuove tecnologie “Web 2.0”, garantendo alla tecnologia assistiva di comprendere il ruolo di elementi che, per definizione, non sono oggetti attivi (esempio: elementi “div” o “span” utilizzati per simulare menu a tendina, checkbox, ecc. ecc.) e soprattutto di comprendere eventuali azioni/modifiche di contenuto generate in modo dinamico (esempio: notifica di invio e-mail tramite AJAX, ecc.).
IWA ha attivato un gruppo di lavoro (aperto a tutti gli associati) nel progetto IWA LABS con lo scopo di lavorare già alla predisposizione di una bozza di requisiti tecnici basati sulle versioni “2.0” delle linee guida del progetto WAI del W3C, con finalità di predisporre un documento che sarà presentato come base di discussione alla prima riunione utile della futura segreteria tecnico-scientifica a cui IWA parteciperà, come in precedenza, come associazione degli sviluppatori esperti di accessibilità (tra i quali, ricordo, figurano gli unici italiani che stanno sviluppando le raccomandazioni W3C-WAI).
Sperando che quanto detto sopra possa chiarire anche ai Vostri lettori che la mancata applicazione della normativa non è legata all’inefficienza della legge 4/2004 ma va ricercata all’interno di altre problematiche dirigenziali e tecniche all’interno delle P.A., cordiali saluti.
Roberto Scano
Presidente IWA ITALY