New York (USA) – Ci sono i meccanismi della proprietà intellettuale, e solo questi, a bloccare la pubblicazione online ed in toto di enormi quantità di libri. Google ha infatti firmato intese con alcune grandi istituzioni accademiche che metteranno a disposizione del pubblico ampi cataloghi dei volumi più diversi .
In particolare, gli accordi presi dalla grande G consentiranno agli utenti internet di fruire liberamente per la loro interezza dei libri che si trovino nel cosiddetto public domain , ossia di quelle opere per le quali i termini del copyright sono superati o che prevedono fin dall’origine la possibilità di una libera diffusione pubblica .
Il progetto presentato ieri da Google e dai suoi nuovi partner, tra i quali prestigiose università e biblioteche, ha il sapore rivoluzionario di uno snodo informativo che possa nel tempo raccogliere almeno una parte dell’umana conoscenza e creatività e metterla a disposizione di tutti, immediatamente accessibile da tutto il Mondo. Sebbene non sia il primo progetto di questo genere è senza dubbio quello più ambizioso, svolto peraltro da un’azienda che ha fatto della indicizzazione e della velocità della ricerca la propria bandiera e la propria fortuna.
L’afflato della nuova impresa è solo parzialmente ridimensionato dal fatto che una grande parte dei libri che saranno sottoposti a digitalizzazione sono coperti da diritti d’autore e dei quali, di conseguenza, non potranno che essere offerti degli abstract o delle pagine di “prova”, pensate per indurre l’utente interessato ad acquistare il libro direttamente online o a farselo prestare dalla biblioteca che lo possiede.
La portata dell’iniziativa è tale, anche grazie ai nomi coinvolti, che per una volta Google ha deciso di annunciare l’evento al mondo: molti dei suoi servizi, come noto, vengono infatti attivati in sordina secondo un ormai collaudato copione. “Nel suo sforzo di rendere le informazioni offline ricercabili online – si legge in una nota diramata da bigG – Google ha annunciato una intesa con le biblioteche di Harvard, Stanford, Università del Michigan, Università di Oxford e la New York Public Library per scansionare i libri dei loro cataloghi cosicché gli utenti di tutto il mondo possano effettuare ricerche su di essi tramite Google”.
L’idea del progetto si lega, amplificando a dismisura quanto già fatto, a Google Print , il servizio attivato di recente da Google e pensato per consentire agli utenti di dare un’occhiata ai testi dei libri e, eventualmente, procedere al loro acquisto oppure scoprire in quale biblioteca è disponibile . Qualcosa di simile lo ha lanciato anche Amazon . “La missione di Google – ha ribadito il cofounder del motorone, Larry Page – è di organizzare le informazioni del mondo, siamo entusiasti di poter lavorare con le biblioteche per rendere questa missione una realtà”.
I rapporti di Google con le diverse istituzioni che collaborano al progettone variano da soggetto a soggetto. Nel caso di Harvard , infatti, si parla di 40mila libri selezionati su un patrimonio che consta di 15 milioni di volumi. La prestigiosa università americana conta nell’avanzare del progetto di chiarire tutti quei problemi, a partire appunto dalle proprietà intellettuali, che potrebbero rallentare se non impedire una successiva evoluzione di questo genere di diffusione. Nel caso di Oxford , invece, c’è il via libera alla digitalizzazione e pubblicazione di tutti i libri pubblicati fino al 1900. Per gli altri si vedrà. Per Stanford e l’ Università del Michigan si parla di un patrimonio complessivo, che verrà digitalizzato, di circa 14 milioni di libri.
Si tratta evidentemente di un lavoro in progress in cui Google collaborerà con le biblioteche per la scansione dei volumi selezionati e, nel tempo, integrerà questa messe di informazioni nel suo indice. Non è soltanto un lavoro imponente ma è anche destinato ad arricchirsi qualora altre istituzioni accademiche e biblioteche decideranno di prendervi parte. Susan Vojcicki, direttore della produzione in Google, ha infatti confermato che nel corso dei prossimi anni il progetto darà il meglio di sé. “Le biblioteche sono state per secoli i custodi dell’informazione – ha spiegato ai reporter – non vediamo l’ora di togliere il lucchetto a questo patrimonio di informazione”.
Ci vorrà dunque moltissimo tempo per digitalizzare tutti quei libri, un’opera peraltro assai costosa sebbene finanziata dalle ricche casse di Google, e c’è chi parla di almeno un decennio o forse due. Michael Keller, che dirige la biblioteca dell’Università di Stanford, ha spiegato che “entro due decenni la maggiorparte della conoscenza del Mondo sarà digitalizzata e messa a disposizione, con la speranza di una lettura libera anche su Internet, come oggi si può leggere liberamente nelle biblioteche”.
In tutto questo naturalmente assume un ruolo rilevante il diritto d’autore. Le biblioteche che posseggono i libri che offrono in prestito, infatti, non detengono il diritto alla loro diffusione . Google dovrà quindi parlarne con gli editori e trovare la soluzione per consentire quantomeno la pubblicazione di abstract. Per gli editori il risvolto vantaggioso è evidente: sarà più facile promuovere certi libri e stimolarne la vendita al pubblico via Internet. Una conseguenza della digitalizzazione di questa messe di libri, e in particolare per i titoli di dominio pubblico, è quella di poterli presentare in un formato che è assai più facilmente accessibile ai non vedenti dotati di tecnologie di sintesi.
“Gli utenti che faranno ricerche su Google – si legge in una nota diramata dall’azienda – vedranno i link ai libri nelle pagine di risultati, quando vi siano libri che abbiano una rilevanza rispetto alla ricerca effettuata. Cliccando sul titolo sarà possibile navigare nel testo delle opere nel public domain o leggere dati bibliografici e pagine/abstract del materiale protetto da diritto d’autore”.
Un esempio di tutto questo Google sostiene di averlo pubblicato qui sebbene mentre scriviamo la pagina risulti non esistente: è dunque probabile che appaia già nelle prossime ore.