Basta moltiplicare per 2 milioni la potenza di una calamita, di quelle usate per affiggere dei post-it sul frigorifero, e si ottengono 100 tesla . Tanta è la potenza magnetica che i ricercatori del National High Magnetic Field Laboratory statunitense stanno tentando di generare.
Per dare un’idea leggermente più “accademica”, si tratta di circa 67 volte la potenza di una “normale” bobina per risonanza magnetica. A lavori completati il team di ricercatori, che fa capo al Los Alamos National Laboratory nel New Mexico, avrà praticamente raggiunto l’intensità del campo magnetico terrestre.
I più attenti avranno già intuito che per raggiungere simili intensità di campo, il magnete rischia di vaporizzarsi in pochi istanti. Infatti, spiega il comunicato degli scienziati, oltre ad adottare ogni possibile accorgimento già usato in questo genere di sistemi (come superconduttori e particolari metodi di raffreddamento), il team lo farà funzionare ad impulsi .
Ma a cosa serve un’intensità magnetica così elevata? Lo spiega Greg Boebinger, direttore del Magnet Lab : “È l’unico modo per testare le proprietà degli ultimi superconduttori, che potrebbero migliorare l’efficienza delle macchine per risonanza magnetica e quella delle linee elettriche ad alta tensione, abbassandone contemporaneamente i costi”.
Secondo il luminare, con simili potenze è anche possibile condurre certi esperimenti a gravità zero , senza doverli necessariamente eseguire nello spazio. Inoltre, è possibile sviluppare sistemi a propulsione magnetica che, in futuro, potrebbero sostituire i normali propulsori a razzo.
Sinora, i ricercatori sono arrivati a 90 Tesla , dimostrando così che il Lab è sulla via giusta per arrivare al top. La grande differenza tra questo progetto e gli innumerevoli esperimenti del passato – dove 100 Tesla sono stati raggiunti molte volte, ma con apparati destinati all’autodistruzione dopo il raggiungimento di quel livello – è che in questo caso il magnete è invece progettato per sopravvivere .
Ci sono forze ( di Lorentz ) enormi in gioco: “l’equivalente di 200 candelotti di dinamite compressi nelle dimensioni di una pallina di vetro”, spiega Boebinger.
Ci sarà da tenere gli occhi aperti, visti gli imprevisti causati talvolta da certi esperimenti: un tragico incidente avvenne nel 2001, quando all’atto dell’accensione un bimbo perse la vita , ucciso da una bombola di ossigeno attratta dalla macchina per risonanza magnetica.
Marco Valerio Principato