L'energia di BT è autoprodotta

L'energia di BT è autoprodotta

Da grande consumatore a grande produttore: l'incumbent britannico ha deciso di autoprodurre il proprio fabbisogno di energia elettrica costruendo un network di centrali eoliche
Da grande consumatore a grande produttore: l'incumbent britannico ha deciso di autoprodurre il proprio fabbisogno di energia elettrica costruendo un network di centrali eoliche

Come compagnia telefonica ex monopolista nel Regno Unito, e quindi con un significativo bacino di utenza, BT è certo un grande consumatore di energia elettrica. Ma ora ha deciso di passare dall’altra parte della barricata, convertendosi in produttore di energia.

Ne dà notizia BBC News che spiega la nuova avventura dell’operatore, che ha annunciato l’intenzione di realizzare una rete di produzione di energia basata sullo sfruttamento dell’energia eolica. Il network sarà sviluppato per soddisfare, entro i prossimi cinque anni, il 25% dell’intero fabbisogno energetico del gruppo e si tradurrà in un investimento di 250 milioni di sterline (oltre 350 milioni di euro).

Gli impianti saranno realizzati in territorio scozzese, sulle isole Orcadi e Shetland, con un terzo polo che sarà sito in Cornovaglia. Il Governo scozzese e le autorità britanniche hanno naturalmente salutato con favore l’iniziativa, incoraggiandola. La produzione di energia pulita ha ovviamente positivi risvolti ambientali, comportando inoltre una consistente riduzione delle emissioni di anidride carbonica (si stima un abbattimento annuale di 500mila tonnellate).

L’idea potrebbe ovviamente avere conseguenze positive anche per l’immagine di BT, che potrebbe essere vista come una compagnia telefonica amica dell’ambiente per aver pensato di sfruttare una risorsa naturale in modo molto produttivo. L’iniziativa potrebbe scatenare lo spirito di emulazione di altre aziende grandi consumatrici di energia. E laddove non tiri vento a sufficienza, potrebbe esservi abbastanza sole per sfruttare soluzioni alternative, come impianti a pannelli fotovoltaici.

Dario Bonacina

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Pubblicato il
19 ott 2007
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