Dopo le indiscrezioni degli ultimi giorni, la vendita dei server x86 da parte di IBM viene ufficializzata e portata alla luce del sole: sarà ancora una volta Lenovo a pagare per il business hardware di Big Blue, con l’aspettativa di riassumere gli impiegati ora in forze alla corporation statunitense. Sempre ammesso che gli ostacoli politici all’acquisizione non si dimostrino essere insormontabili.
Lenovo esce vincitrice da una “gara” che negli ultimi tempi sembrava fosse aperta anche agli altri player del mercato PC , colossi del calibro di Dell interessati a inglobare la divisione in perdita di Big Blue: i numeri forniti da IBM nell’ ultimo resoconto trimestrale parlano di un business in caduta libera con un -16 per cento di ricavi.
L’acquisizione arriva dunque a breve distanza dallo stop alle transazioni azionarie deciso da Lenovo, una mossa che già anticipava l’annuncio che poi è stato dato dalla corporation cinese: IBM cederà la divisione “System X” a Lenovo per 3,2 miliardi di dollari, 2,7 miliardi dei quali in denaro liquido e il resto con pacchetti azionari. Il valore dell’operazione – che porta con se anche il resto delle macchine x86 di IBM, il software e la manutenzione associati – dovrebbe essere molto inferiore a quanto inizialmente richiesto da Big Blue, visto che un precedente tentativo di cessione (sempre a Lenovo) non era andato a buon fine per via della cifra eccessiva chiesta dal colosso americano (si vocifera attorno ai 6 miliardi di dollari).
La perdita costante di ricavi ha evidentemente consigliato a IBM di concludere una volta per tutte anche a prezzo (molto) ribassato: Lenovo dovrebbe servirsi della manutenzione di Big Blue sui suoi (nuovi) sistemi server per un periodo esteso di tempo, e per 7.500 lavoratori si prevede il passaggio al nuovo datore di lavoro in varie parti del mondo.
“Questa acquisizione dimostra la nostra volontà di investire in un business che può aiutarci ad alimentare la crescita di utili e ad estendere la nostra strategia PC”
ha dichiarato il CEO e presidente di Lenovo Yang Yuanqing, rimarcando come bastino “la giusta strategia, una innovazione continua e un impegno chiaro nell’industria x86” per continuare a vendere i PC in un mondo in cui di PC con chip x86 se ne vendono sempre meno .
L’acquisizione dei server x86 di IBM da parte di Lenovo ha ora un solo ostacolo davanti a se, e non è cosa da poco: un passaggio di consegne di un business così delicato – e potenzialmente con ricadute strategiche anche su operazioni e forniture militari – in mani straniere chiamerà certamente in causa il Comitato sugli Investimenti Stranieri negli Stati Uniti, autorità che in passato aveva già dato via libera alla storica cessione della divisione PC di IBM ma che potrebbe anche decidere di comportarsi diversamente in un’epoca di Datagate, spionaggio diffuso e hacker cinesi più attivi che mai.
Alfonso Maruccia