Bruxelles – No, gli artisti che producono un’opera, ad esempio un album musicale, non beneficiano del cosiddetto equo compenso , una “trattenuta” sulle vendite di sistemi di registrazione e supporti di registrazione introdotta proprio a difesa degli autori e dei loro interessi economici. In realtà l’equo compenso sta rallentando il mercato con conseguenze negative su tutti , consumatori in primis.
A sostenerlo è uno studio messo a punto dalla CLRA, Copyright Levies Reform Alliance , un gruppo industriale che comprende numerosissime società tecnologiche e al quale aderiscono realtà come Business Software Alliance ed EICTA , European Information and Communications Technology and Consumer Electronics Association . Uno studio che probabilmente per la prima volta mette a nudo l’indotto dell’equo compenso , scoprendo fin dove e quanto in profondità arrivano le sue conseguenze.
Lo studio sostiene che i costi reali del prelievo sul copyright sui consumatori, sugli artisti e sull’industria in Europa non siano mai stati studiati a sufficienza. Ogni euro di prelievo, sostengono gli esperti, genera due euro di costi per l’economia europea, tra mancate vendite e competitività frenata.
Non sorprenda: in ambito UE, nel 2005 sono stati rastrellati 1,2 miliardi di euro grazie alla misura che vorrebbe compensare gli artisti per le copie private prodotte dagli acquirenti di opere dell’ingegno. Ma questi denari rappresentano un costo su consumatori ed industria ICT pari a 2,1 miliardi di euro: “Se si tiene in considerazione l’impatto dei prelievi sui prezzi, sulla domanda e sulle vendite – spiegano gli esperti di CLRA – l’impatto totale è doppio rispetto alla somma dei prelievi raccolti”.
Ma quel che più colpisce è il fatto che l’equo compenso, che in paesi come l’Italia è particolarmente elevato , abbia un’influenza indiretta sulle vendite di musica e toni di chiamata , con conseguente danno per creatori ed artisti. Una conclusione a cui si arriva osservando i dati di mercato: poiché l’equo compenso riduce la vendita di apparecchi digitali, allora cala anche la domanda di musica, il cui mercato dipende dalla diffusione di tali apparecchiature.
In Francia, citata come esempio dagli esperti di CLRA, i player musicali portatili hanno subito mancate vendite per 974mila unità a causa del prelievo sul copyright. Queste mancate vendite si sono tradotte in una compressione degli acquisti di musica , ridotti di 1,8 milioni di euro. “Presi insieme – spiega il rapporto – gli effetti diretti e indiretti dei prelievi sui lettori di musica digitale in Francia ammontavano a quasi tre volte la somma raccolta grazie ai prelievi”.
“I prelievi sul copyright stanno seriamente limitando l’espansione dei prodotti digitali e del mercato dei supporti digitali in Europa – ha dichiarato Mark MacGann, portavoce della CLRA e Direttore Generale di EICTA – Questo studio illustra l’effetto moltiplicatore dei prelievi raccolti sul mercato europeo. Se l’Europa ha seriamente a cuore la diffusione delle nuove tecnologie e vuole promuovere la crescita, deve attivarsi urgentemente per risolvere la questione di prelievi sul copyright eccessivi e infondati.”
Che l’equo compenso abbia poi un impatto generale sui consumatori è testimoniato anche da un altro dato. I prelievi, infatti, si applicano anche a scanner, stampanti e altri apparecchi . “I consumatori tedeschi, ad esempio – spiega lo studio CLRA – possono trovarsi a pagare anche 147 euro in più su un insieme medio di apparecchiature detenute da una famiglia media, a causa dei prelievi su stampanti, scanner, computer e driver per DVD”.
Da segnalare che gli unici paesi europei nei quali non viene applicato l’equo compenso, e in cui dunque si può sperare di acquistare prodotti tecnologici a prezzi più bassi, sono: Regno Unito, Irlanda, Lussemburgo, Cipro e Malta.