Di nuovo in Parlamento il dibattito sul Decreto firmato dal Ministro Bondi che estende l’equo compenso ai dispositivi di archiviazione di ogni tipo, comprese pennette e telefonini. In attesa del parere della Commissione Europea .
L’interrogazione parlamentare è stata presentata da Giovanna Melandri, in particolare è stato chiesto cos’è stato previsto di fare “per evitare che il costo dell’equo compenso ricada, in ultimo, sugli utilizzatori finali di prodotti tecnologici”.
La risposta del Governo è stata affidata al sottosegretario Francesco Maria Giro e non sembra aver specificatamente affrontato l’ordine della questione, su chi ricadranno i costi, ma si è tornati su alcuni elementi.
“Il predetto compenso non è da considerare come una tassa incamerata dallo Stato – ha sottolineato Giro riprendendo un precedente intervento del Ministro Bondi – ma un compenso che va a soggetti privati con il quale s’intende riconoscere quanto dovuto ai creatori delle opere dell’ingegno per il mancato acquisto dei supporti originali contenenti brani musicali, film e opere delle arti visive”. La questione semantica è d’altronde un punto di particolare importanza per definirne la natura tributaria , che la farebbe ricadere nella riserva di legge secondo cui non può essere adottata via decreto e che porrebbe dei problemi, come sottoposto da Altroconsumo alla Commissione Europea, circa la disciplina degli aiuti di stato.
Il Governo ha poi voluto specificare che non si tratta della “determinazione del compenso” ma esclusivamente della sua “rideterminazione”, dal momento oggi viene già corrisposto, e mancavano solamente – nonostante il disposto normativo – i corrisposti diritti in relazione ai prodotti delle nuove tecnologie che ora “pure hanno una idoneità a riprodurre opere intellettuali”.
Un altro punto è quello del rapporto tra equo compenso e pirateria . “Oltre a garantire un giusto equilibrio tra i diritti e gli interessi delle varie categorie di produttori e degli utenti del settore – ha argomentato Giro – rappresenta un valido strumento di tutela delle opere letterarie, artistiche e scientifiche”, facendo esplicitamente un parallelo tra equo compenso per copia privata e lotta alla pirateria.
Il ragionamento, tuttavia, legittimerebbe – spiega il responsabile Relazioni Istituzionali per Altroconsumo Marco Pierani – il copiare materiale protetto da copyright senza averne il diritto (che resta invece penalmente sanzionabile): mentre “ha l’esclusiva funzione di compensare i titolari del danno subito per le copie private legittime”.
Claudio Tamburrino