Lessig: è ora di diventare adulti

Lessig: è ora di diventare adulti

Il professore di Stanford che da anni contribuisce all'evoluzione culturale nell'era digitale disegna la rotta per il futuro: fare della sharing economy una realtà interconnessa con l'economia commerciale
Il professore di Stanford che da anni contribuisce all'evoluzione culturale nell'era digitale disegna la rotta per il futuro: fare della sharing economy una realtà interconnessa con l'economia commerciale

Stanford (USA) – Le licenze Creative Commons non saranno mai parte dell’economia commerciale tradizionale, ma possono evolversi per creare un contatto con quest’ultima ed offrirsi come ponte, allo scopo di favorire l’ulteriore diffusione della conoscenza, della cultura, dell’informazione e dell’arte. Si potrebbe sintetizzare così l’ultimo intervento sulle sue creature, le Creative Commons appunto, di Lawrence Lessig .

“Nei quattro anni da quando abbiamo lanciato le CC, Internet, e la comprensione del mondo di Internet, è cambiata radicalmente. Nel 2002 i media erano ossessionati da qualcosa che chiamavano pirateria . Oggi, la chiamano contenuti prodotti dagli utenti . Quando siamo partiti, Wikipedia aveva appena superato le 100mila voci; oggi è il più importante emblema del potenziale di Internet nel consentire qualcosa di diverso e straordinario”. Così Lessig, nel suo messaggio alla comunità internet dal titolo emblematico CC values , parte per spiegare la necessità che anche le Creative Commons continuino ad evolversi.

Il celebre professore Lessig (nella foto) torna a spiegare che lo scopo dell’economia della condivisione incarnata dalle Creative Commons “non è forzare Madonna a cantare gratuitamente. Il suo scopo è consentire a milioni di altre persone nel mondo, che sono anche creative, di creare in una comunità di tipo diverso. Chi rende le voci di Wikipedia eccezionali non sono persone che non potrebbero avere un impiego all’Enciclopedia Britannica. Sono persone che creano per uno scopo diverso, in una comunità di autori del tutto diversa”.

Da qui, da tutto quello che oggi le CC significano, parte la nuova sfida: capire come questa “nuova economia” possa interfacciarsi con l’economia commerciale. “Cosa succede – si chiede Lessig – quando Time vuole utilizzare una fantastica foto coperta da CC disponibile su Flickr?”. “È importante – continua – che giochiamo un ruolo nel consentire questo collegamento. L’alternativa è un mondo che già vediamo oggi, anche troppo: grandi gruppi che creano insiemi chiusi per lo sharing , quando in effetti reclamano la proprietà su ogni cosa che viene costruita all’interno di questi insiemi. Questo, a mio modo di vedere, non è economia della condivisione. È semplice costruzione di quote di mercato”.

I prossimi quattro anni, sostiene Lessig, saranno gli anni in cui costruire alternative che consentano agli autori internet sia di creare come desiderano, che di mantenere il controllo sulle proprie opere. Un lavoro che partirà già nelle prossime settimane, quando Creative Commons inizierà ad analizzare alcune delle migliori licenze adottate nel Mondo.

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Pubblicato il
30 ott 2006
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