Una comunità di individui che si descrive “interessata allo sviluppo e allo stato di salute del World Wide Web” ha espresso le proprie preoccupazioni nei confronti del Progetto AMP , iniziativa di Google per la velocizzazione del Web che, per quanto open source, rappresenta una seria minaccia al futuro del network mondiale aperto a tutti.
La tecnologia ” Accelerated Mobile Pages ” (AMP) prevede l’utilizzo ottimizzato del codice HTML e JavaScript nella realizzazione delle pagine Web, mentre una funzionalità “cache” serve in pratica a imbrigliare il codice e i contenuti così realizzati all’interno dei server gestiti direttamente da Mountain View.
Si tratta di un approccio “parecchio preoccupante”, dicono i firmatari della lettera aperta anti-AMP , per di più nascosto dietro la scusa – di per se legittima, almeno in teoria – di migliorare l’esperienza utente e di velocizzare l’accesso ai siti Web soprattutto su gadget mobile.
La lettera riconosce il problema insito nell’infrastruttura Web moderna , situazione scaturita da una lunga serie di compromessi e “scelte sbagliate” che andranno comunque affrontate prima o poi. Ma Google ha esagerato, dicono i firmatari, ideando un sistema (AMP, appunto) che obbliga utenti e produttori di contenuti a usare esclusivamente la piattaforma di Mountain View.
La lettera propone quindi alcune “modifiche” al progetto AMP, che ad esempio la “promozione” nei risultati delle ricerche di quelle pagine che raggiungono certi risultati nel ranking (grazie all’ottimizzazione del codice) e non solo ai siti AMP.
I contenuti di terze parti non dovrebbero infine essere ospitati sui server Google a esclusione dei prodotti offerti direttamente dalla corporation. “Il Web non è Google”, chiosa la lettera anti-AMP, “e non dovrebbe essere solo Google.”
Alfonso Maruccia