Cosa hanno fatto gli italiani durante il lockdown? Ma soprattutto: hanno letto di più o di meno rispetto ad un periodo “normale”? La domanda può sembrare banale, ma in realtà la discrasia tra i numeri AIE e quelli ISTAT sembra configurare un orizzonte tutt’altro che definito. I numeri non sono ovviamente confrontabili, visto che l’ISTAT basa le rilevazioni su interviste, mentre l’AIE ha in mano dati solidi di vendita: la difformità dei rilevamenti non rende confrontabili questi due universi. Tuttavia mentre l’ISTAT sembrava dipingere un quadro roseo per la lettura, per l’AIE il quadro è invece sufficientemente a tinte fosche. Dove sta la verità?
Quanto hanno letto gli italiani?
La verità sta in trend consolidati che con il lockdown hanno probabilmente accelerato. La dimostrazione di tutto ciò non la si troverà né tra i numeri ISTAT né tra quelli AIE, o forse tra le maglie di entrambi, laddove la biforcazione tra vendite di libri e vendite di ebook rende più ampio il perimetro di indagine e meno chiara la fotografia di quanto accaduto.
Secondo l’ISTAT
Al terzo posto tra le attività di tempo libero, si colloca la lettura cui si è dedicata il 62,6% della popolazione. Si tratta di persone che hanno dichiarato di aver trascorso parte della giornata leggendo libri, riviste, quotidiani o altro: sono più uomini (64,5%) che donne (60,8%). Il 39,7% ha letto libri, quotidiani o altro on line o su supporto digitale, il 34,6% su supporto cartaceo. […] In una giornata della fase 1, la lettura di libri ha interessato il 26,9% della popolazione di 18 anni e più, con una quota maggiore di donne (30,8%) rispetto agli uomini (22,7%). La maggioranza della popolazione si è dedicata alla lettura di libri cartacei, mentre la lettura su digitale ha riguardato il 7%.
Secondo l’istituto di statistica (pdf), insomma, la lettura è stata tutto sommato protagonista durante il lockdown, sia in versione cartacea che in versione digitale, sebbene i numeri contemplino anche formati differenti dal libro tradizionale. Secondo l’ISTAT, soprattutto, “la lettura è una di quelle attività alle quali si è riusciti a dedicare più tempo durante il lockdown, sia online (46,7%) sia su carta (39,8%)“. E questo è assolutamente in controtendenza rispetto alla fotografia AIE.
Secondo l’indagine AIE- Cepell
La lettura nei 12 mesi precedenti (libri, eBook, audiolibri) tocca il valore più basso dal 2017, quando è stato attivato l’Osservatorio AIE: a maggio del 2020 la percentuale di italiani (15-74 anni) che dichiarava di aver letto almeno un libro è del 58%, in calo di 15 punti percentuali rispetto al marzo dell’anno precedente. E il valore scende al 50% quando si prendono in considerazione solo gli ultimi due mesi, ovvero marzo e aprile del 2020. Chi non ha letto libri a marzo e aprile del 2020 è il 50% della popolazione, mentre su base annua questa stessa percentuale è del 42%.
Secondo l’AIE (pdf) il tempo dedicato alla lettura è in continua diminuzione. Anzi, addirittura “Quasi la metà di chi non ha letto durante il lockdown (il 47%) dichiara che il motivo è stato la mancanza di tempo, il 35% la mancanza di spazi in casa dove concentrarsi, il 33% le preoccupazioni, il 32% ha sostituito i libri con le news“.
Il problema, in questo come in altri casi, sta nel fatto che l’innovazione genera colli di bottiglia che parte della filiera potrebbe non riuscire a superare. L’AIE ne approfitta per chiedere aiuti per le librerie, che in questo contesto potrebbero risultare penalizzate in virtù di un isolamento che ha abbassato la presenza fisica degli acquirenti e che ha alzato per contro la propensione all’acquisto online.
I dati raccolti a maggio, infine, ci dicono che si è fortemente ridotto il numero di lettori che hanno acquistato libri nei 12 mesi precedenti (sono il 35% nel 2020, erano il 63% nell’anno precedente) e che il mercato rischia una pesante flessione a causa del comportamento dei forti lettori. Gli acquirenti che si definiscono forti lettori passano infatti da 4,4 milioni a 3,5 milioni, con una flessione del 20%
Il rischio è di lasciare indietro parte della filiera del libro senza aver ancora consolidato soluzioni alternative di sufficiente spessore. La chiave interpretativa è la medesima legata allo smart working, dove un cambiamento troppo repentino potrebbe far deflagrare situazioni che cadrebbero nella crisi senza paracaduti a disposizione: il processo va pilotato o si rischia di averne pericolose derive già nel breve periodo.