Milano – Questa volta pare che l’Unione Europea voglia muoversi in anticipo, e la Commissione per gli Affari Legali è al momento impegnata nella scrittura di un complicato documento che orienti la dottrina in materia di robot e intelligenza artificiale nel prossimo futuro . Un tema vasto e ambiguo, che pone probabilmente più domande di quante oggi siamo in grado di rispondere. Una, sopra tutte: alle AI, alle intelligenze artificiali, va riconosciuto uno status giuridico?
Il rapporto , in bozza, che al momento ha ricevuto una votazione positiva a maggioranza (17 a 2, con due astenuti ) prova a fare ordine: sono diversi i punti da affrontare, a cominciare da una definizione rigorosa di che cosa sia in effetti un “robot autonomo intelligente”, così come la formalizzazione di un contesto etico e un codice di condotta utile a chi si occupa di questi temi per ragioni di ricerca e sviluppo. Poi c’è da valutare l’impatto di robotica e intelligenza artificiale anche nel contesto industriale : come e quanto questi fattori influiscano nella vita delle aziende, e come ciò debba essere valutato sul piano fiscale e di welfare (l’avvento di questa quarta rivoluzione industriale avrà un impatto, ancora tutto da valutare , sulla società industrializzata).
Per questo sarebbe indispensabile un’agenzia europea che sovrintenda a questi temi: e che faccia rispettare eventuali obblighi per garantire la collettività in caso di incidenti causati dalle macchine. È evidente che in questo caso l’intervento del legislatore rischia di essere decisamente tempestivo e opportuno, se declinato in modo efficace: con le auto che si guidano da sole che iniziano a circolare per strada, con i computer che sfruttano le potenze crescenti a disposizione per simulare il pensiero umano e offrire alle entità a base carbonio le informazioni che ritengono essere utili per prendere decisioni e affrontare i problemi, è necessario stabilire in anticipo chi sarà responsabile di cosa .
Non è impensabile che la conclusione di questo percorso normativo sia l’adozione di un impianto che metta assieme quelle che fino a poco tempo fa non erano altro che suggestioni fantascientifiche: le leggi della robotica di Asimov, i dubbi di Dick in materia di identità e riconoscibilità delle macchine , e ancora il tema affrontato da entrambi gli scrittori (e molti altri) sulla definizione di stato di individuo per il prodotto della tecnologia più avanzata che arriva ad acquisire consapevolezza di sé. Quel che conta è che la materia venga affrontata subito, magari anche con un vantaggio temporale non insignificante rispetto ad altre realtà (i molto più liberali USA) dove si lascia che sia il mercato a dettarsi da solo le regole con un intervento minimo dello Stato.
In realtà è opportuno dirimere in anticipo alcune faccende: se per esempio una AI producesse una scoperta scientifica, a chi andrebbe attribuita la paternità di tale scoperta? A chi dovrebbero essere destinati i proventi? La soluzione prospettata per alcune di queste faccende potrebbe essere la definizione di uno status giuridico analogo a quello attribuito alle aziende nella legislazione, ma non mancano alcuni distinguo: come la necessità di prevedere un kill-switch di tono apocalittico, il pulsante da schiacciare per spengere le macchine nel caso in cui l’umano ritenga che il loro funzionamento possa diventare pericoloso.
La scelta europea di affrontare queste faccende potrebbe essere un passo incoraggiante: servirà sicuramente a innescare un dibattito nel merito etico, più che tecnico, dell’influenza dell’intelligenza artificiale (definita in senso lato, robotica avanzata compresa) sul genere umano. Se il Vecchio Continente adotterà regolamenti e linee di condotta specifiche, il resto del Mondo dovrà tenerne conto. Ed è interessante osservare come anche Satya Nadella , CEO di Microsoft, abbia proprio in questi giorni invitato tutti a una profonda riflessione su questi cambiamenti che stanno accadendo davanti ai nostri occhi: il fatto che una macchina sia in grado di svolgere il lavoro di un uomo non signfica che debba , sempre, sostituirlo nella sua mansione.
Luca Annunziata