Pascal Lamy, ex-commissario UE ed ex-presidente dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), ha presentato il suo rapporto sulle frequenze per il broadband wireless alla Commissione Europea, prevedendo una serie di step intermedi nel tentativo di accontentare tutti gli attori in gioco.
L’obiettivo dichiarato della UE è quello di ottimizzare l’uso della porzione dello spettro elettromagnetico compresa nella fascia dei 700 MHz (UHF), una risorsa sin qui adoperata dai paesi membri per le trasmissioni televisive del digitale terrestre e che andrebbe invece convertita per garantire lo sviluppo della banda larga su rete cellulare nel Vecchio Continente.
La questione è problematica, gli interessi in gioco sono tanti e per questo il piano Lamy propone una riconversione in tre parti, indicando il 2020 come termine ultimo per il passaggio dal broadcasting televisivo alla connettività mobile, prevedendo una revisione su mercato e sviluppo tecnologico nel 2025 e garantendo l’esclusivo utilizzo televisivo per le restanti frequenze UHF al di sotto dei 700 MHz (470-694 MHz). Il piano Lamy viene appunto indicato con la formula “2020-2030-2025”, ed è stato accolto con favore dall’attuale vice-presidente della Commissione Neelie Kroes che lo ha definito “essenziale per mettere in sicurezza il nostro futuro digitale in continua evoluzione e portare avanti i nostri negoziati internazionali”.
Ma l’attuale commissione è in via di rinnovo questo ottobre, quindi le idee di Lamy dovranno farsi strada anche nel cuore (e negli interessi particolari) dei membri della prossimo alto consesso europeo. E per quanto riguarda l’assicurazione ai broadcaster televisivi di riservare loro le frequenze sub-UHF per almeno altri 15 anni, l’associazione degli operatori mobile GSMA ha parlato di flessibilità limitata, uno scoraggiamento degli investimenti e di un vero e proprio svantaggio competitivo a danno dell’intero continente.
Alfonso Maruccia