In attesa del concretizzarsi delle previsioni future circa la progressiva integrazione tra uomo e macchina, il magazine scientifico Spectrum fornisce uno spaccato della vita robotica attualmente presente sul pianeta, calcolandone la densità. La prossima decade vedrà aumentare progressivamente la cyber-popolazione, che sarà presto irrinunciabile dall’uomo per svolgere i più svariati compiti, sia a livello pratico che affettivo.
A discapito di tutte le previsioni, il fulcro della “vita” cibernetica attuale è in Europa, che detiene una media di 50 robot industriali ogni 10mila operai. Staccati il continente americano e quello asiatico, con una densità robotica pari rispettivamente a 31 e 27. In dettaglio, è comunque il Giappone a fare la parte del leader, con 295 robot ogni 10mila operai, seguito da Singapore e Sud Corea. Sesta nella classifica generale, ma terza tra le europee l’Italia, con una densità robotica pari a 124, a due sole lunghezze dalla Svezia ma ancora troppo distante dalla Germania che occupa il quarto posto grazie alla sua florida e tecnologica industria automobilistica.
Numeri che nell’immediato futuro sono destinati a crescere: stando ad uno studio pubblicato agli inizi dell’anno da alcuni ricercatori della National Distance Learning University ( UNED ) di Madrid, entro il 2020 l’utilizzo della forza lavoro robotica crescerà a tal punto che gli uomini non potranno più privarsene. Non solo: la robotica sarà anche la risorsa primaria degli eserciti mondiali e della medicina. Secondo gli autori dello studio, entro quella data oltre il 40 per cento delle forze armate mondiali saranno costituite da automi, mentre per la restante componente umana saranno comunemente diffusi organi di ricambio ed arti robotici, nonché dispositivi impiantabili nell’organismo.
Secondo lo studio diminuirà anche il digital divide , ma tutto ciò potrebbe avere delle conseguenze sociali sino ad ora relegate solo nella sci-fi: “Così come ora dipendiamo dai cellulari e dalle automobili per poter svolgere il nostro lavoro, in futuro dipenderemo dai robot” afferma Antonio Lopez Pelaez, a capo della ricerca. “Entro i prossimi 15 anni vi sarà una sorta di fusione sociale tra l’essere umano e la macchina, una rivoluzione che interesserà anche il lato affettivo e sentimentale dei rapporti interpersonali”.
I robot diverranno parte integrante della vita umana, collaboratori preziosi in ambito lavorativo, ma anche amanti e amici insostituibili: “Un robot potrebbe essere un partner più affettuoso e disponibile se paragonato a quelli che noi uomini abbiamo adesso nelle nostre vite – continua Pelaez – Così come adesso è possibile vedere il proprietario di un cane parlare al proprio cucciolo , presto l’uomo parlerà ai robot”.