L’Europa ha un problema tecnico che, ad uno sguardo più ampio, può facilmente essere identificato come un grave problema geopolitico. Questo problema è il medesimo che ha già messo al giogo buona parte del comparto automotive: si tratta dell’improvvisa carenza di semiconduttori, elementi ormai centrali nello sviluppo di tecnologia in ogni ambito. Il problema sta nel fatto che gran parte del settore è oggi extra-UE e l’Europa rischia così di restare imprigionata in questo collo di bottiglia.
Semiconduttori e geopolitica
Secondo quanto stimato dalla Semiconductor Industry Association, nel 2020 il 47% dei semiconduttori a livello globale è stato prodotto negli Stati Uniti, il 19% in Corea del Sud ed il 10% in Europa. Il solo Giappone ha prodotto quanto l’intera UE, mentre la Cina è ferma al 5%. Il problema per la Cina si è fatto quindi immediatamente forte nel momento stesso in cui gli USA hanno deciso di far valere il proprio primato, con Trump che ha avuto buon gioco a mettere all’angolo Huawei per interessi che vanno anche oltre la sola sicurezza nazionale (formalmente il motivo scatenante).
Gli esperti hanno messo in evidenza ormai da settimane questa nuova situazione, sulla quale potrebbero essere costruite le tensioni geopolitiche dei prossimi mesi e dalla quale l’Europa deve tentare di svincolarsi rapidamente. Per farcela deve anzitutto migliorare la propria indipendenza, così da non dover giocare in posizione di debolezza sullo scacchiere internazionale. Inevitabilmente il ruolo italiano verrà dunque ad avere una importanza strategica. Il maggior produttore europeo di chip, infatti, è l’italo-francese STMicroelectronics, il cui valore in borsa è cresciuto in modo incessante dal lockdown primaverile ad oggi e che naviga ora sui massimi di sempre.
Quel che si chiede al legislatore europeo è una attenzione particolare a questo comparto in virtù del ruolo strategico che potrebbe avere nelle fasi del rilancio post-pandemia: aumentare l’autonomia del vecchio continente sui semiconduttori potrebbe offrire leve di maggior indipendenza, svincolando l’UE dalle frizioni che hanno fin qui coinvolto principalmente Cina e USA. Angela Merkel ed Emmanuel Macron avrebbero in mente una vera e propria “alleanza per i semiconduttori” che potrebbe vedere la luce già entro la primavera e che potrebbe portare a nuovi programmi IPCEI proprio su questo comparto strategico. Mario Draghi, voce importante sul fronte europeo, ha schierato nettamente l’Italia sul polo dell’alleanza atlantica guardando forse anche a questo crescente fronte di frizioni, nella necessità di mettere l’Europa al sicuro e l’Italia in una posizione di forza in questo braccio di ferro. L’alleanza Merkel-Macron, insomma, potrebbe/dovrebbe aggiungere una sedia al tavolo delle discussioni.
La sensazione è che i semiconduttori possano essere una volta di più fronte caldo tra oriente ed occidente, poiché cruciali per la fase di transizione digitale che sta coinvolgendo l’intero mercato a livello globale. Entrare in questa partita potrebbe dare all’Italia una voce autorevole in più a livello continentale.