L’Europa dovrà anticipare le proprie misure di contenimento dei consumi. Mentre si lavora per differenziare le fonti di acquisto e mentre il braccio di ferro geopolitico (che senza pudore è ora possibile chiamare con il suo nome: “guerra”) continua, quel che era un problema sta per diventare urgenza. Nasce tutto dall’interruzione delle forniture dal Nord Stream 1, ossia il gasdotto che dalla Russia approda in Germania e che ora le leve di Putin hanno fermato. Ciò andrà ad impedire all’UE di arrivare agli obiettivi preposti, ossia il raggiungimento di quell’80% di riempimento dei serbatoi di riserva.
Secondo nuove proiezioni, in assenza di nuove variabili nei prossimi mesi, non si potrà andare oltre il 70% circa delle riserve. Ciò sta portando l’UE ad una serie di bozze di intervento che, se adottate, potrebbero già in tempi brevi costringere i Paesi Membri a limitare i consumi per far sì che l’inverno non possa rappresentare un rischio eccessivo e si possa così affrontare a testa alta il braccio di ferro con una Russia che è destinata a perdere nei prossimi anni gran parte dei propri acquirenti europei.
In questo tira e molla geopolitico ci sarà un prezzo da pagare. Non è solo un prezzo in termini economici (il prezzo del gas salirà ulteriormente), ma anche un prezzo in termini di libertà. Difficile prevedere cosa ciò possa significare, ma ci si immagina ad esempio che l’UE vada ad intervenire con aiuti di stato nei confronti delle aziende, con tagli nei consumi da parte della PA e con la richiesta di una collaborazione parallela da parte dei privati. Alle istituzioni saranno richiesti protocolli specifici da adottare in base alla gravità della situazione, fermando specifici settori produttivi o intervenendo sui consumi pubblici per portare avanti tagli consistenti sulle voci maggiormente energivore del bilancio statale. Ai privati sarà invece chiesto (e imposto ove possibile) una maggiore attenzione e qualche sacrificio. Dovremo abbassare la temperatura dei termosifoni, insomma, ed in ogni caso servirà il massimo spirito di collaborazione per rafforzare le nostre posizioni attraverso la riduzione dei consumi complessivi.
Cosa si può fare?
Nel privato sono molte e note le opzioni perseguibili: lavorarci fin dall’estate potrà aiutare ad arrivare al periodo invernale con maggior preparazione. Al lavoro su spifferi e ponti termici si può affiancare l’utilizzo di termostati smart e valvole elettrostatiche per calibrare al meglio i surplus energetici ed i relativi sprechi, ad esempio.
Ma non è soltanto una questione termica: anche ridurre i consumi elettrici può contribuire al risparmio degli stoccaggi di gas. Convertire le lampadine tradizionali con quelle nuove a LED, sfruttare i consumi in orario diurno quando si è in possesso di fotovoltaico, cambiare i vecchi elettrodomestici con nuovi ad alta efficienza energetica e altre accortezze similari potranno ridurre i costi in bolletta e fornire un contributo essenziale anche al Paese.
In generale, abbassare i consumi in casa per limitare i costi in bolletta è qualcosa che necessita di pianificazione (in particolare quando in ballo v’è la conversione a pompe di calore) e non soltanto di interventi estemporanei. Per questo motivo è importante metabolizzare la necessaria consapevolezza sull’importanza di questo processo, poiché presto le bozze che circolano nelle sale dell’UE saranno disposizioni ufficiali ed ogni Paese membro dovrà farle sue seguendo le prescrizioni. L’inverno imporrà sacrifici, ma potranno essere un passaggio virtuoso se solo si lavora per migliorare il proprio profilo energetico e non soltanto sacrificando la temperatura dell’ambiente domestico.
Nessuno pensi che si può agire in modo estemporaneo, però: sottovalutare questo passaggio potrà avere un costo molto alto, sia in termini privati che per la collettività.