La Commissione Europea è stata invitata dal Parlamento Europeo a togliere i sigilli su ACTA , a rendere pubblici i documenti prodotti nelle fasi di negoziazione del patto globale anticontraffazione che da mesi fermenta oltre una cortina di mistero.
Nei mesi scorsi si erano affastellate le richieste di trasparenza per apprendere come si potrebbe dipanare il futuro della tutela della proprietà intellettuale. Non erano solo associazioni di cittadini della rete a volerne sapere di più: anche l’industria, rappresentata da Google, si era confrontata con le istituzioni statunitensi per reclamare trasparenza, mentre gli stessi rappresentanti del Congresso si erano mobilitati per sollecitare lo US Trade Representative a scoprire le carte affinché si potessero scansare sovrapposizioni e attriti fra regolamentazioni. Dalle istituzioni, nessun segnale .
L’Europa aveva dispensato rassicurazioni: le autorità avevano garantito che ACTA non avrebbe sfiorato in alcun modo le libertà dei cittadini, il patto avrebbe come obiettivo il contrasto ai soli traffici su larga scala di proprietà intellettuale trafugata. L’Europa aveva altresì sfuggito la richiesta diretta inoltrata dalle associazioni dei netizen: i documenti prodotti nella fase di negoziazione in corso con le istituzioni degli altri paesi del mondo non si sarebbero potuti rendere pubblici, aveva spiegato il Consiglio, poiché avrebbero potuto turbare l’andamento del dibattito in corso .
Sono pochi e frammentari i brandelli dell’accordo che potrebbe legare paesi di mezzo mondo nel nome della tutela della proprietà intellettuale, stralci che lasciano però presagire l’avvento di un quadro regolamentare più rigido, atto a inaridire il fluire dei traffici di prodotti pirata, e l’ attribuzione agli intermediari della rete di un ruolo più attivo nel contenere la pirateria digitale e multimediale, a suon di filtri e di delazioni a favore dei detentori dei diritti. Le proposte avanzate dagli attori dell’industria si sono confuse ai presunti documenti ufficiali: ne sta emergendo un quadro che impensierisce , soprattutto in vista del fatto che detentori dei diritti e legislatori , in Italia come nel resto del mondo , sembrerebbero muovere verso quanto si presume sia contenuto nel patto.
Ma ora sono le istituzioni a chiedere trasparenza alle istituzioni. Alle interrogazioni in seno al Parlamento Europeo è seguita una richiesta ufficiale, espressa in un emendamento ad una proposta di regolamento in materia di accesso da parte dei pubblico ai documenti prodotti dalle autorità europee. L’europarlamentare svedese Eva-Britt Svensson ha chiesto che la Commissione Europea “renda immediatamente disponibili tutti i documenti relativi alle negoziazioni interne riguardo all’ Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA)”. La motivazione addotta? ACTA rappresenterebbe una cornice di impronta legislativa nella quale potrebbero incastonarsi le regolamentazioni locali riguardo al diritto d’autore: “Il Consiglio ha confermato che ACTA contiene delle misure di enforcement che agiscono a livello civile e penale – spiega Svensson – In una democrazia non ci possono essere obiettivi segreti quando si opera con la legge”.
Il Parlamento si è espresso positivamente a riguardo: presto la Commissione verrà sollecitata a rendere pubblici gli atti delle negoziazioni che potrebbero determinare il futuro della tutela della proprietà intellettuale.
Gaia Bottà