È giunto ormai il momento di guardare anche ai tessuti duepuntozero come qualcosa di tangibile: una sfida questa volta europea, sui cui si affrontano molecole intelligenti e tessuti smart , in grado di svolgere compiti che spaziano dal misurare la pressione sanguigna all’esame della composizione chimica dei fluidi del corpo umano.
I tessuti smart , per citare qualcuna delle sfide in corso, devono essere confortevoli, la loro tecnologia non deve essere invasiva, devono sopravvivere tecnologicamente intatti in condizioni ambientali estremamente variabili e, in particolare per le applicazioni mediche e di emergenza, debbono essere assolutamente affidabili .
Tutto questo è un lavoro che procede in sordina già da alcuni anni : aiutato dalle tecnologie più recenti sta pian piano uscendo allo scoperto e si riunisce sotto una sigla: SFIT , smart textiles and intelligent fabrics . Un’iniziativa al vertice di un mercato promettente, che cresce del 20 per cento ogni anno ed è ritenuto capace di portare un fatturato complessivo di 300 milioni di euro .
Che ormai sia possibile creare apparecchi completi della grandezza (e dello spessore) di un cerotto non è più un segreto , come non lo è l’accelerazione che la nanotecnologia ha impresso. Dunque, anche gli smart textiles ne beneficiano e in seno ai progetti riuniti sotto l’egida dello SFIT si stanno facendo strada continue novità: si va dalla misura delle contrazioni muscolari alla rilevazione del battito cardiaco di un nascituro, misurato direttamente dal semplice contatto con il grembo materno.
Non mancano soluzioni per vigilare sulla salute del legamento crociato dei giocatori di calcio, così come aumenta la scelta di sistemi di controllo delle funzioni metaboliche basilari, quali velocità della respirazione, attività fisica, postura, temperatura e ritmo cardiaco.
Sarà dunque lo stesso fazzoletto, magari prodotto con un tessuto-non-tessuto smart , a suggerire il medicinale più adatto? Saranno le stesse T-shirt usate in palestra ad avvisare di un sovraffaticamento muscolare in una specifica zona del corpo? Perché no? Se già esistono costumi da bagno che misurano l’eccesso di raggi UV, non sarà improbabile poter conoscere il numero di calorie bruciate da un singolo muscolo. Gli scienziati del consorzio europeo ne sono sicuri: è solo questione di tempo, tutti indosseremo tessuti intelligenti. Per sapere qualcosa di più su noi stessi, in qualsiasi momento.
Marco Valerio Principato