L’European Data Protection Supervisor (la controparte europea del Garante Privacy nazionale) ha ufficialmente richiesto all’Europol di cancellare l’incredibile massa di dati personali accumulatasi nei server dell’agenzia per la lotta contro la criminalità internazionale e il terrorismo. Sebbene i dati personali siano giocoforza essenziali per le attività dell’Europol, l’EDPS contesta l’ammassamento degli stessi senza perseguire le logiche di minimizzazione previste dalle normative europee sulla privacy.
Le indagini sarebbero iniziate nel 2019 e ad inizio anno sono sfociate in una richiesta ufficiale dell’EDPS al fine di portare l’Europol alla rimozione di dati di cittadini che non abbiano avuto alcuna correlazione con attività criminali. La richiesta è dettata da un motivo semplice: evitare l’ammasso di dati senza una motivazione plausibile. Secondo alcuni documenti visionati dal Guardian, i dati in esame sarebbero pari a ben 4 petabyte: non è chiaro quante persone possano essere coinvolte, ma una schedatura tanto massiccia non poteva passare inosservata alla disamina dei controllori europei.
La richiesta è dunque quella di cancellare il materiale datato di cui non vi sia più utilità e ponendo in essere tutte quelle cautele utili alla creazione di un ecosistema garante della privacy dei cittadini europei. Tra le righe, insomma, si chiede all’Europol di non cedere alla tentazione di fagocitare dati come in passato ha fatto la NSA statunitense, cercando un migliore equilibrio tra la tutela della sicurezza e la tutela della privacy.