Dopo aver guidato la campagna elettorale di Donald Trump nel 2016, Paul Manafort è ora entrato nel sempre meno ristretto gruppo degli ex-collaboratori del presidente caduti in disgrazia e soprattutto nei guai con la giustizia americana. Manafort avrebbe in particolare falsificato dichiarazioni finanziarie per un prestito, e a provare il crimine c’è la corrispondenza di e-mail con un suo collaboratore e “partner in crimine”.
La vicenda risale al 2016 , quando Manafort ha falsificato un documento circa la sua società, Davis Manafort Partners , che in origine dichiarava perdite per più di 600.000 dollari. Nel tentativo di ottenere un prestito a condizioni vantaggiose, Manafort ha quindi inviato il file PDF del documento al collega Richard Gates con le istruzioni di convertirlo in un documento Word facilmente modificabile.
Una volta effettuata la facile conversione, Gates ha inviato il.doc a Manafort che ha trasformato le perdite in ricavi per più di $3,5 milioni; il file è stato poi spedito di nuovo a Gates, che lo ha convertito in formato PDF e lo ha rispedito al mittente.
Gli uomini di Trump si confermano insomma per l’ennesima volta come dei politici tecnologicamente poco consapevoli, a voler usare un eufemismo, ma questa volta la polemica si è trasformata in qualcosa di più: la traccia lasciata dagli scambi di e-mail tra Manafort e Gates ha dato ai pubblici ministeri statunitensi tutto quello che sarà probabilmente necessario a condannare gli accusati.
Per quanto riguarda il caso di Manafort, le accuse sono pesanti e includono la cospirazione allo scopo di frodare il governo federale degli Stati Uniti.