Lexington (USA) – C’è aria di disfatta nei corridoi del maggiore tra i produttori di stampanti, Lexmark, azienda che ha in tutti i modi cercato di mantenere il controllo sul business delle cartucce di ricambio. Ma la sua azione giudiziaria si è scontrata con una nuova sentenza che boccia il suo tentativo di tenere il polso del mercato dei ricambi per le proprie stampanti.
In pratica, la Corte d’Appello ha stabilito che non è ammissibile una restrizione sulle produzioni della SCC , azienda che Lexmark ha denunciato nel 2002 perché produce componenti che consentono agli utenti di stampanti Lexmark e altre marche di utilizzare toner e cartucce non originali, con notevoli risparmi sugli acquisti. Sebbene molti siano i produttori di stampanti che contrastano in ogni modo il business dei ricambi non originali, Lexmark per la sua singolare posizione di mercato è senz’altro uno dei produttori più esposti alle mancate entrate che ne possono derivare.
Lo scorso ottobre Lexmark aveva già dovuto fare i conti con una decisione dei magistrati che avevano rigettato una ingiunzione contro la SCC.
Dopo la decisione d’appello, la causa con SCC non è ancora conclusa ma tutti gli osservatori concordano nel ritenere che Lexmark non ne uscirà bene. Nell’iter giudiziale, infatti, Lexmark ha visto cadere molte delle proprie accuse, tutte o quasi fondate sul famigerato DMCA (Digital Millennium Copyright Act), una normativa che, secondo l’azienda, vieta la realizzazione di sistemi studiati per riprodurre surrettiziamente tecnologia brevettata.
Il procedimento si concluderà con ogni probabilità il prossimo dicembre. Ovvia la soddisfazione di SCC, che a dicembre vedrà anche l’esito della sua controdenuncia contro Lexmark per pratiche anticoncorrenziali. “Si tratta – hanno dichiarato i dirigenti dell’azienda – di una decisione che ci gratifica molto”.