Nella nazione in cui lo spionaggio sistematico di comunicazioni telematiche non serve assolutamente a nulla , l’FBI si è resa protagonista di una condotta reiterata con la leggerezza complice delle aziende private interessate dalle indagini. Sotto accusa l’abuso delle cosiddette National Security Letter , un meccanismo di indagine con il vincolo della segretezza oggetto di una indagine partita nel 2007 e di cui l’ Office of the Inspector General del DOJ darà ancora conto in un nuovo rapporto in arrivo nei prossimi mesi.
Il Washington Post fornisce alcune anticipazioni del rapporto, da cui si evince che la pratica era ben nota all’interno dell’agenzia di enforcement federale, con i superiori adeguatamente informati su quanto stava avvenendo sul campo già dal 2005 e pur tuttavia complici di un sistema di abusi che si è protratto per almeno altri due anni nonostante l’FBI sostenga il contrario .
Per ottenere più facilmente la collaborazione secretata di società e carrier telefonici prevista dalle National Security Letter istituite dal Patriot Act , negli anni passati i federali hanno preso ad abusare delle cosiddette exigent letter , richieste ingiuntive per la concessione della collaborazione dietro la cui “urgenza” non c’era in realtà alcuna documentazione reale o atto ufficiale da parte di un giudice.
In un momento in cui le NSL rischiano di essere bandite per manifesta incostituzionalità , l’indagine interna del DOJ scoperchia un pozzo venefico da cui emerge l’illegalità del comportamento dell’FBI e l’accettazione da parte delle società di telecomunicazioni senza nessun tipo di controllo o richiesta di ulteriore documentazione, per lo meno fino a quando (intorno al 2007 appunto) un giudice non ha stabilito che le NSL cozzavano con la Carta Costituzionale degli States e per le suddette società si cominciava a prospettare il rischio di condotta illegale.
In più, le exigent letter erano un fatto noto e approvato ai piani alti dell’FBI, quegli stessi piani che secondo l’agenzia avrebbero dovuto evitare – attraverso apposite procedure di revisione interna – il possibile abuso delle norme stabilite nel Patriot Act varato dopo l’11 settembre del 2001. “Quando le persone si trovano sotto pressione – dice al contrario l’avvocato del Center for Democracy and Technology Greg Nojeim – la revisione interna non è sufficiente, c’è bisogno di supervisione esterna e il miglior modo per farla è mettere un giudice a controllare la situazione”.
Alfonso Maruccia