L’FBI ha disseminato la rete di link promossi come fucine di pedopornografia: basta seguire distrattamente un collegamento consigliato su un forum per ritrovarsi in casa i federali con un mandato di arresto e l’accusa di aver tentato di scaricare della pedopornografia.
Questo lo strumento che l’FBI avrebbe messo in campo per agguantare netizen presunti consumatori di pedopornografia, questo uno strumento che potrebbe sconquassare l’esistenza di migliaia di cittadini disattenti quanto disinteressati alla pornografia infantile. A rivelare i dettagli dell’ operazione link civetta è cnet : a partire dal 2006 gli agenti dell’intelligence avrebbero sparpagliato in rete, presso forum che si ritenevano frequentati da condivisori di pedopornografia, link che, con la promessa di materiale illegale pedopornografico, conducevano i netizen su pagine perfettamente legali, il cui unico scopo era ottenere l’indirizzo IP di colui che vi accedeva.
Di qui a ottenere generalità e recapito del netizen il passo è breve: basta una subpoena all’ISP e un mandato che permette di accedere ad ogni dettaglio della vita del netizen, dai log della carta di credito a ciò che è contenuto sul suo hard disk.
Fra i malcapitati c’è Roderick Vosburgh, uno studente che ora rischia dai tre ai quattro anni di carcere, quindici anni di iscrizione sui registri dei sex offender , uno stigma che durerà a vita. Vosburgh si dichiara innocente, non esistono elementi che dimostrino che abbia contribuito ad alimentare il giro della pedopornografia in rete: ma la legge non gioca a suo favore.
È infatti considerato comportamento criminale anche il solo tentativo di scaricare della pedopornografia. Ma per Vosburgh non è tutto: l’FBI ha sequestrato il suo hard disk e ha individuato in un file thumbs.db tracce di due immagini che raffigurerebbero due giovani donne immortalate in pose lascive, sessualmente esplicite. Una prova, a parere delle autorità, a conferma del fatto che l’uomo fruisca di pedopornografia, anche se non c’è modo di dimostrare che Vosburgh abbia mai visionato quelle immagini.
Ma non esiste nemmeno prova del fatto sia stato proprio Vosburgh ad aver visitato i link postati dall’FBI, né che abbia raggiunto le pagine create dall’intelligence seguendo consapevolmente i link postati nel forum: potrebbe aver aperto le pagine su consiglio di un amico al quale aveva chiesto un parere per una ricetta di cucina, potrebbe aver seguito dei link postati in contesti completamente diversi, magari mascherati da una TinyURL.
Il tribunale ha giudicato Vosburgh colpevole, ma l’uomo è intenzionato a ricorrere in appello per difendere la propria posizione e la posizione di coloro che inavvertitamente potrebbero imbattersi in link civetta o potrebbero abboccare al phishing dell’FBI, tecniche già adottate in passato per contrastare il business della pedopornografia e per arginare gli scambi P2P: tecniche che potrebbero essere utilizzate per rastrellare in rete migliaia di sospetti distratti.
Gaia Bottà