Secondo un documento interno dell’FBI emerso in rete, l’attenzione del Bureau si starebbe concentrando su Bitcoin, la valuta digitale basata su cifratura e tecnologia peer-to-peer (P2P).
Nel documento si legge che “Bitcoin è unica perché è l’unica valuta virtuale, decentralizzata e basata sulle reti P2P. Proprio per queste sue caratteristiche e per le modalità di distribuzione è tipicamente suscettibile di trasferimenti di soldi illeciti anche attraverso l’impiego di malware e botnet”.
I circuiti P2P, d’altronde, rappresentano già una sfida per le autorità nel momento in cui ospitano contenuti illegali, si può quindi comprendere che minaccia rappresenti per le forze dell’ordine una valuta virtuale e cifrata che si basa sulla stessa tecnologia: può essere impiegata per scambi di beni illegali come droga, armi o in generale il trasferimento di denaro sporco, dando vita a transazioni quasi invisibili grazie a diverse tecniche attraverso cui possono essere anonimizzati gli indirizzi IP impiegati.
Nel dettaglio, all’ interno del documento viene diffusamente descritto il funzionamento del sistema Bitcoin e i rischi ad esso connessi, che al momento sono legati soprattutto ai trojan e al malware attraverso cui possono essere condotti i furti e a cui la criptovaluta si è già dimostrata suscettibile.
L’FBI descrive altresì i metodi migliori attraverso cui un potenziale criminale che impiega Bitcoin può riuscire a proteggere il suo anonimato: piccoli accorgimenti che vanno dall’utilizzare ogni volta un indirizzo Bitcoin diverso, all’impiegare un servizio di eWallet terzo, dettagli che evidenziano come il documento non fosse stato pensato per la diffusione pubblica.
Claudio Tamburrino