La trimestrale di LG è buona, anche grazie o soprattutto grazie ai cellulari: la divisione mobile coreana mette a segno un buon 20 per cento di crescita anno su anno per il numero di terminali piazzati, contribuendo a far registrare una crescita complessiva del profitto netto dell’intera azienda di un impressionante 165 per cento rispetto a 12 mesi fa. LG festeggia il successo dei suoi smartphone LTE, e promette di fare anche di meglio nei prossimi mesi anche grazie alla salute di cui gode il mercato. Bene vanno anche gli elettrodomestici e le TV.
Il dato più significativo della trimestrale, come detto, riguarda però la divisione Mobile Communication : con 14,5 milioni di pezzi movimentati nel periodo di riferimento LG riesce a venir fuori da tre trimestri consecutivi in perdita e far segnare un bilancio in nero. Un profitto di 83,4 milioni di dollari, pari a 62 milioni di euro, non è un numero altisonante ma segna l’inversione di rotta: il merito andrebbe al successo del G3 e della linea L, e c’è di che essere ottimisti visto che ci sono altri mercati in cui l’ammiraglia è appena stata lanciata e che ci sono altri colpi da sparare come il neonato G3 Mini/Beats e altri apparecchi di fascia media che saranno lanciati prima della fine dell’anno. Evidentemente LG ritiene anche di avere un vantaggio competitivo nella percentuale di terminali LTE venduti: sono un terzo del totale, ci tiene a sottolineare, segno probabilmente che le vendite non si sono concentrate sui prodotti più economici e dunque a basso margine.
La tendenza del settore è confermata anche dalla trimestrale di Qualcomm : l’azienda statunitense, le cui CPU fanno muovere molti dei cellulari più venduti in circolazione, pubblica un risultato trimestrale record e sottolinea il ruolo chiave avuto dai chip 3G e 4G nel raggiungimento di questo traguardo. 6,81 miliardi di dollari di fatturato, profitti per 2,24 miliardi, oltre 2 miliardi di dollari che tornano agli azionisti tramite programmi di riacquisto o dividendi. Contemporaneamente crescono i costi di Ricerca&Sviluppo, segno che Qualcomm non vuole assolutamente perdere il vantaggio competitivo fin qui racimolato. Tutto bene, quindi, tranne una fastidiosa macchia che sporca questo ottimo risultato : Qualcomm ha problemi in Cina , dove sta affrontando una indagine della National Development and Reform Commission (NDRC) e dove sospetta ci siano aziende che hanno sottoscritto licenze d’uso o in procinto di farlo che non versano quanto dovuto. La questione è tanto seria da spingere il management a rivedere le proiezioni per quanto riguarda il futuro.
Il problema cinese è una sorta di circolo vizioso: Qualcomm non è riuscita a chiudere i dovuti accordi di licenza con alcuni produttori locali, e il Governo ha avviato un’indagine per presunta violazione delle leggi anti-monopolio per la formulazione delle licenze di Qualcomm. Con il pretesto di attendere il risultato dell’indagine, gli stessi produttori di cui sopra hanno preso tempo e rinviato la data di firma dell’accordo: a questo si unisce il timore che altre aziende, che invece hanno già firmato, forniscano dati ampiamente sottostimati della propria produzione allo scopo di ridurre i pagamenti dovuti a Qualcomm. Unendo i due fattori ecco che il mercato più in crescita del pianeta, quello cinese appunto, che vanta anche una fetta importantissima della manifattura elettronica mondiale, da potenziale gallina dalle uova d’oro si trasforma in un rischio imprenditoriale per Qualcomm: ci sarebbero in arrivo persino delle sanzioni comminate da Pechino, dicono le indiscrezioni provenienti da fonti governative, e dunque l’azienda ha dovuto anticipare questi rischi nella documentazione che fornisce a investitori ed enti di controllo.
Chi invece non sembra temere nulla e voler approfittare a sua volta del rigoglioso mercato degli smartphone è Sony : sebbene i suoi terminali non risultino tra i più venduti in assoluto, sono moltissimi i prodotti della concorrenza che montano sensori fotografici Exmor prodotti dall’azienda giapponese (tanto per fare un esempio, iPhone è tra questi ). Sony non vuole lasciarsi scappare questo lucroso affare, e ha deliberato l’investimento di 250 milioni di euro nell’ampliamento delle sue linee produttive dedicate ai sensori CMOS da montare sui cellulari. La decisione parrebbe essere legata all’intenzione di acquisire maggiore rilevanza anche nella fornitura di sensori per la fotocamera frontale: la mania dei selfie impera, e in questo particolare segmento Sony ha margini per aumentare produzione e guadagni.
Luca Annunziata