Tutto lo zapping, tutti i dati relativi alle preferenze del telespettatore, anche quelli relativi alle sue visioni non televisive attinte ad hard disk collegati alla smart TV, inviati in chiaro ai server della casa madre, per scopi non identificati. Anche impostando ogni precauzione a tutela della privacy.
È quanto emerso dai sospetti del blogger DoctorBeet, al secolo Jason Huntley, professionista IT britannico e oggetto di osservazione da parte del suo televisore LG. Incuriosito dai comunicati pubblicitari comparsi nella schermata principale del proprio televisore, il modello 42LN572V prodotto da LG nel maggio 2013, Huntley ha frugato nelle impostazioni della smart TV: la raccolta delle informazioni riguardo al telespettatore era attivata di default. Uno strumento che, grazie alle potenzialità delle tv connesse, permette al produttore di profilare l’utente per rifilargli pubblicità tagliata sui suoi interessi. Fino a qui, nulla di nuovo .
Huntley ha però approfondito la sua analisi, per scoprire quali dati venissero inviati, e con che modalità. I risultati sono stati sconcertanti: la televisione, approfittando del canale di ritorno, invia ai server di LG informazioni riguardo ai programmi anche se la funzione di raccolta dei dati viene disabilitata . Ma non è tutto: i dati vengono trasmessi in chiaro , senza alcuna cifratura. È così che chiunque abbia accesso alla rete locale può scoprire, affiancati all’ID della macchina, i programmi scelti dall’utente ad ogni cambio di canale, e non solo.
Il blogger ha appreso che il televisore trasmette anche i nomi dei file immagazzinati su dispositivi USB collegati alla Smart TV: i nomi di intere cartelle piuttosto che dei singoli visti file vengono comunicati senza apparente criterio. Pare che LG non metta a frutto le informazioni raccolte presso coloro che disabilitano la funzione: ciò non esclude però che il meccanismo venga abilitato senza alcun preavviso, o venga sfruttato da terzi.
I risultati dell’analisi del traffico sono stati sottoposti da Huntley a LG. L’azienda non si è sbilanciata nel chiamare in causa difetti di fabbrica per la singola partita di smart TV: tutto quello che Huntley ha accettato insieme alle condizioni d’uso del prodotto sarebbe lecito. Successivamente ha comunicato di essere al lavoro su un aggiornamento che interromperà la trasmissione dei dati qualora l’utente disabiliti la funzione di tracciamento e che ridurrà l’invadenza alle sole trasmissioni televisive, escludendo dal monitoraggio il contenuto degli hard disk esterni, una funzione studiata per “migliorare l’esperienza visiva” mai pienamente implementata. “Siamo spiacenti qualora la circolazione di queste notizie abbia causato preoccupazioni – ha dichiarato LG – Continueremo a lavorare per soddisfare sempre meglio le aspettative dei nostri clienti”. Non è dato sapere se l’intervento dell’azienda saprà rassicurare l’ICO, l’autorità britannica che vigila sulla privacy, che ha già avviato delle indagini per appurare eventuali violazioni.
Gaia Bottà