Non finiscono i problemi e i piccoli intoppi per il Large Hadron Collider (LHC) che dovrebbe chiudere per un anno, alla fine del 2011, per risolvere alcuni problemi tecnici.
Problemi che dovrebbero non permettere alla macchina di raggiungere il suo massimo potenziale per due anni. E che hanno già causato arresti e rinvii. Questa volta si tratta della guaina di rame dei tubi superconduttori nel tunnel che fanno parte di uno dei meccanismi di sicurezza.
Quindi la decisione di andare avanti con i lavori mantenendosi al limite dei 7 TeV di energia finora raggiunti (l’obiettivo è 14 TeV, che permetterebbe di ricreare le condizioni dei momenti successivi al Big Bang) e lo spegnimento della macchina tra 18-24 mesi costituisce una scelta precauzionale per evitare altri incidenti e per permettere agli scienziati di lavorare alla sicurezza del tunnel per un altro anno prima di riaccendere l’acceleratore.
Il lavoro a mezzo servizio permetterà comunque, affermano i dirigenti del CERN, di esplorare la natura della materia oscura , un altro mistero irrisolto dell’universo.
Più prosaici e concreti, invece, i guai di una donna tedesca che teme che il mondo finirà in un buco nero creato proprio dall’LHC.
La Corte di Karlsruhe, che si è vista presentare la denuncia della donna che chiedeva l’interruzione della ricerca portata avanti dal CERN, tuttavia, ha dovuto rigettare il caso, come aveva già fatto un Tribunale di Colonia, perché la donna non è stata in grado di dimostrare coerentemente in che modo fosse danneggiata dagli esperimenti svolti sotto Ginevra. E a dimostrare come essi possano condurre alla fine del mondo.
Claudio Tamburrino