La notizia arriva quasi inaspettata : il Large Hadron Collider ha raggiunto un nuovo traguardo storico facendo impattare due fasci di particelle composti da ioni di piombo, e generando in conseguenza un plasma super-denso e super-caldo di particelle primordiali . In pratica l’LHC ha ricreato veri e propri “mini-Big Bang”, sostengono i ricercatori che lavorano al collider , anche se occorreranno settimane per stabilire la reale portata scientifica del nuovo risultato sperimentale.
Dopo il precedente record dei fasci protonici fatti collidere a livelli energetici fuori scala , dunque, l’LHC ha ulteriormente spostato in avanti l’asticella delle performance degli acceleratori di particelle internazionali nonostante l’ inesauribile serie di guasti e ritardi e per di più senza scomodare le reprimende dei millenaristi psicotici , più che mai convinti del fatto che il collider franco-svizzero porterà il mondo verso il baratro generando buchi neri e singolarità risucchia-materia a tutto spiano.
Stando a quanto sostengono gli scienziati, l’impatto degli ioni di piombo nell’esperimento dell’LHC avrebbe generato condizioni molto simili a quelle che dovevano caratterizzare il nostro universo nel milionesimo di secondo successivo al Big Bang, circa 13,7 miliardi di anni fa. L’esperimento ha creato una temperatura un milione di volte più calda di quella esistente al centro del Sole , per un totale di oltre 10 bilioni (o diecimila miliardi) di gradi centigradi.
“A queste temperature”, spiega David Evans della Università di Birmingham, nel Regno Unito, “persino i protoni e i neutroni, che insieme formano i nuclei degli atomi, fondono dando origine a un brodo caldo e denso di quark e gluoni noto come plasma di quark-gluoni”. I quark sono le particelle subatomiche elementari che compongono protoni e neutroni, mentre i gluoni sono i vettori della “forza forte” che li tiene insieme, una delle quattro forze fondamentali della natura accanto all’elettromagnetismo, alla gravità e alla forza debole che governa il decadimento delle particelle subatomiche.
Studiando questo plasma primordiale, gli scienziati sperano appunto di accrescere la conoscenza sulla succitata forza forte e di conseguenza sulla natura e le condizioni dell’universo primordiale scaturito dalla singolarità (forza di gravità, massa e temperatura tendenti all’infinito) che ha dato origine al Big Bang. Le analisi dei dati sperimentali dovrebbero durare almeno 4 settimane, mentre una volta compiuto questo ciclo l’LHC dovrebbe tornare alla sua regolare attività con le collisioni di fasci di protoni.
Alfonso Maruccia