L’Intelligenza Artificiale potrebbe avere un grandissimo impatto sul mondo delle case farmaceutiche poiché potrebbe consentire di aumentare ulteriormente quella stessa ricerca che già big data e supercalcolatori hanno saputo fortemente potenziare negli ultimi anni. Poter effettuare simulazioni continuative ed elaborazioni di dati basate su modelli prestabiliti, infatti, consente alla ricerca farmaceutica di ricreare in una dimensione virtuale ciò che sarebbe molto più lento ed oneroso sperimentare nella realtà. L’IA potrebbe impattare su questo contesto con un approccio ad altissimo potenziale e secondo gli addetti ai lavori i risultati potrebbero essere ancor più eclatanti di quanto non si fosse precedentemente immaginato.
Medicinali: l’IA e la ricerca
A parlarne al Financial Times è stato Demis Hassabis, co-fondatore dell’unità AI di Google, secondo cui si potranno oltremodo accelerare i tempi della scoperta di nuovi farmaci, più che dimezzando il tempo che porta ai trial clinici. Il braccio armato dell’unità Google nel comparto è il cosiddetto Isomorphic Labs, guidato dallo stesso Hassabis, secondo il quale il tempo medio di questa fase della ricerca potrebbe passare in breve da 5 a 2 anni.
Il gruppo ha già siglato le sue prime partnership con gruppi quali Eli Lilly e Novartis, ma il potenziale è finora per la maggior parte inespresso. Grazie all’IA, infatti, non solo si riducono i tempi della ricerca, ma se ne abbattono in modo sostanziale anche i costi. Ecco perché la startup si attende dozzine di nuovi accordi da mettere in pista, potendo così lavorare in parallelo su più progetti (con modelli di pagamento suddivisi tra un impegno immediato ed ulteriori somme miliardarie legate ai risultati conseguiti).
Se in linea teorica il progetto tratteggia nuovi orizzonti per la medicina, all’atto pratico l’impegno dell’Isomorphic Labs non è certo il primo a percorrere la strada dell’IA nel settore. In passato, tuttavia, a livello di trial si è reso evidente come l’IA non avesse in realtà performance particolarmente brillanti rispetto a modalità meno “smart” e più legate alle tradizionali procedure di ricerca umane. Ora a scendere in campo è però un colosso quale DeepMind, con alle spalle le risorse di un gruppo quale Google e accordi già in essere che possono regalare una stabilità finanziaria di grande aiuto per il futuro.
La speranza di Google è la medesima delle case farmaceutiche e per logica conseguenza anche quella di qualunque essere umano: che l’IA possa davvero trovare nuove soluzioni per antichi problemi, portando la ricerca scientifica laddove fino ad oggi si è fallito. Di mezzo ci sono equilibri di mercato e interrogativi etici non da poco, ma in ballo ci sono anche potenzialità fino ad oggi inesplorate.