L’impatto dell’IA sul mondo del lavoro è ancora in discussione. La corsa allo sviluppo dell’intelligenza artificiale sta alimentando il dibattito, che però non raggiunge conclusioni particolarmente soddisfacenti sia dal lato di chi condanna tali strumenti, sia da chi li promuove e cerca di evitare la loro demonizzazione. Del resto, non è possibile negare che con gli algoritmi si possono velocizzare processi creativi e lavorativi evitando di stancare i lavoratori e di rendere le loro mansioni esageratamente monotone.
Oltre a supportare i dipendenti nelle loro attività, però, l’IA può anche servire per supportarli nel benessere sul posto di lavoro. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale può infatti ridurre lo stress e migliorare le condizioni lavorative, ovvero la qualità di lavoro, riducendo il carico. Ma in che modo, esattamente?
Usare l’IA per ridurre lo stress
L’intelligenza artificiale può rivelarsi un asso nella manica di piccole e grandi imprese in quanto può alimentare la produttività riducendo la fatica. A oggi i dati parlano chiaro: negli Stati Uniti oltre il 94% dei lavoratori si sente sotto pressione nel proprio ambiente di lavoro e causa l’assenza di oltre un milione di dipendenti ogni giorno, per perdite pari a circa 300 milioni di dollari all’anno. Per di più, lo stress è associato a circa 120mila morti su base annuale.
Con il tempo le aziende hanno iniziato a adottare approcci proattivi, tramite smart working (grazie anche alla spinta data dal COVID-19), orari di lavoro flessibili e programmi di assistenza personalizzata per ciascun dipendente. L’IA come può inserirsi in tutto ciò? Ecco alcuni casi d’uso di spicco:
- Automazione di attività ripetitive: chatbot, interfacce di messaggistica e piattaforme di telemedicina automatizzate possono eliminare il carico di lavoro non necessario e togliere un peso significativo dalle spalle dei lavoratori. Dalla compilazione di report alla risposta alle e-mail, l’IA può lasciare più libertà ai lavoratori nello sfruttare il proprio intelletto e le proprie competenze per attività creative e decision making;
- Riconoscere emozioni e stress: usare app per identificare i dipendenti stressati può contribuire a rendere l’ambiente di lavoro più sereno e aiutare in tempo coloro che si trovano in difficoltà;
- Chatbot terapeutici: l’IA conversazionale potenziata da specialisti, medici e psicologi può aiutare i dipendenti a trovare supporto continuo, per controllare i propri pensieri negativi, gestire lo stress e magari seguire corsi di yoga o meditazione per tutelarsi attivamente.
È chiaro che i casi d’uso siano già noti, siano molteplici e ottimi affinché il lavoratore non si senta eccessivamente pressato dalla mole di lavoro, specialmente nei periodi dell’anno in cui è richiesta molta attività. Eppure, non è così elementare implementarli nell’azienda.
Il problema dell’integrazione
Applicazioni come Pulse di Fierce, Kintsugi Health, Sanvellois e Woebot saranno anche eccezionali, ma le aziende potrebbero percepirle come “di troppo” o come uno spreco di tempo e denaro, poiché la certezza della loro efficacia non sussiste. Al contempo, le società che sfruttano soluzioni IA potrebbero essere mal viste dai lavoratori stessi, che potrebbero percepire questo impegno per il loro benessere come un tentativo di monitoraggio.
Difatti, i timori per un controllo eccessivo da parte dei datori di lavoro non mancano: “In un momento in cui dovremmo costruire legami con datori di lavoro e dipendenti, la sorveglianza intrusiva può ridurlo o reciderlo completamente. Se i software di intelligenza artificiale potessero dimostrare la loro capacità di aiutare i dipendenti a crescere più velocemente e ottenere risultati migliori, sarei favorevole”, spiega Steve Ozer, capo della comunicazione alla LexChem azienda chimica con sede a West Chester, in Pennsylvania.
La promozione degli strumenti IA per ridurre stress e burnout, pertanto, deve avvenire da ambedue le parti, ma con un’esposizione maggiore da parte dell’azienda. Deve essere quest’ultima a integrare di sua spontanea volontà applicazioni potenziate dall’intelligenza artificiale nel sistema che lega datori di lavoro e dipendenti, mantenendo un alto grado di trasparenza cosicché questi ultimi non debbano temere un uso improprio dell’IA per la sorveglianza e la manipolazione delle loro performance.
Vantaggi e svantaggi
Un interessante studio condotto da tre ricercatori portoghesi e pubblicato nel 2022 evidenzia, tuttavia, che in linea generale i dipendenti possono acquisire più risorse per svolgere compiti sul lavoro e sentirsi felici con il supporto dell’IA. Un ambiente che funziona insieme ad algoritmi e agenti IA può contribuire allo sviluppo di un’identità e di un senso di soddisfazione, influenzando il coinvolgimento e rafforzando l’effetto dello stress benigno per creare un’esperienza significativa e appagante presso l’azienda.
I partecipanti alla ricerca hanno confermato che l’IA riduce il carico di lavoro, i costi, rende i compiti molto più facili e veloci, e riduce stress e ansia. Ciononostante, sorgono altri problemi: nel caso dello smart working può ridurre le interazioni con i colleghi, con l’IA che può potenzialmente rimuoverli dal loro incarico aumentando la disoccupazione. Inoltre, c’è una carenza di fiducia verso l’azienda da parte dei consumatori che notano la presenza di chatbot e non di supporto tecnico umano.
Insomma, è chiaro che sia necessario raggiungere il giusto equilibrio tra IA ed esseri umani nelle aziende, sfruttando gli algoritmi esclusivamente per supportare il dipendente e non per costringerlo a lavorare di più, aumentando il numero di mansioni da gestire. Dovranno essere ambedue le parti coinvolte nel dialogo a proporre soluzioni a seconda dei contesti specifici di ciascun ambiente lavorativo.