Il mito della Torre di Babele ha un suo significato religioso, ma è altresì un pilastro della comprensione storica della genesi umana. Oggi questo mito torna attuale nel momento in cui l’intelligenza artificiale piomba nella società accelerandole le fibrillazioni e dando vita a qualcosa che si immaginava perduto: la comprensione istantanea tra le persone, come se stessero parlando tutti la stessa lingua.
Genesi, 11,1-9
1 Tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole.
2 E avvenne che, essendo partiti verso l’Oriente, gli uomini trovarono una pianura nel paese di Scinear, e lì si stanziarono. 3 E dissero l’uno all’altro: “Avanti, facciamo dei mattoni e cuociamoli con il fuoco!”; e usarono mattoni invece di pietre, e bitume invece di malta.
4 Poi dissero: “Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo, e acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra”.
5 L’Eterno discese per vedere la città e la torre che i figli degli uomini costruivano.
6 E l’Eterno disse: “Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti il medesimo linguaggio; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. 7 Venite, scendiamo e confondiamo il loro linguaggio, affinché l’uno non capisca il parlare dell’altro!”.
8 Così l’Eterno li disperse di là sulla faccia di tutta la terra, ed essi cessarono di costruire la città.
9 Perciò a questa fu dato il nome di Babele perché lì l’Eterno confuse il linguaggio di tutta la terra, e di là l’Eterno li disperse sulla faccia di tutta la terra.
Non sappiamo esattamente come si siano evolute le lingue e se abbiano avuto una sola radice, ma dopo millenni di storia questo dettaglio diventa ininfluente. Quel che invece conta è che in qualche modo l’essere umano ha ripreso a costruire la Torre di Babele mettendo ordine, a modo proprio, tra le lingue affinché tutti possano tornare a comprendersi (non a capirsi, per ora, ma questo è un altro discorso). La presentazione del Samsung Galaxy S24 ha portato nelle mani di tutti un traduttore istantaneo di facile utilizzo, tale per cui chiunque sia in grado di capire qualsiasi discorso, in qualsiasi lingua, in qualsiasi momento. Una dimensione particolare del Metaverso quale potrebbe essere Roblox (nelle mani di milioni di ragazzi), invece, ha annunciato in queste ore un traduttore istantaneo che potrà consentire ad un ragazzino di Palermo di parlare con un ragazzino di Pechino, il quale a sua volta potrà parlare con un bambino di Città del Capo: ognuno nella sua lingua e tutti potranno comprendersi in modo istantaneo poiché la traduzione spetterà all’algoritmo.
L’impatto del live translate e dell’IA
L’esperienza, che al momento è ancora grezza, è immediatamente sconvolgente: manca poco al punto in cui davvero sarà possibile comprendersi istantaneamente in modo del tutto naturale. Quel che non è riuscito a fare l’Inglese, quel che non è riuscito ad avverare l’Esperanto, potrebbe ora ricrearlo l’IA. La differenza sta nel fatto che non si mettono realmente in comunicazione le persone, ma si media il dialogo ed il potere sarà pertanto in grossa parte nelle mani del medium. L’algoritmo ha potere fondamentale poiché detta i flussi delle comunicazioni e ne controlla i dati, il che dà corpo a quell’elemento che nella Genesi era ravvisato come la tracotanza dell’Uomo che vuol farsi Dio in Terra.
La storia umana è anche una storia di conflitti. Basta leggere la Bibbia o l’Iliade, purtroppo: è da quando abbiamo imparato a lanciare pietre o a usare bastoni che abbiamo conflitti tra di noi. Questo vuol dire che anche la storia della tecnologia è una storia dei conflitti: oggi i conflitti coinvolgono il digitale. Vuol dire che l’Intelligenza Artificiale, soprattutto, fa parte del problema. Ma non soltanto: l’IA sta generando anche nuovi conflitti: di tipo sociale, di tipo politico, di tipo aziendale, amministrativo e anche legato a chi vincerà la sfida per il digitale a livello internazionale.
Luciano Floridi per Sky, “Idee per il Dopo – Intelligenza Artificiale: Conflitto“
Difficile immaginare oggi quale impatto potrà realmente avere una semplice applicazione come la traduzione istantanea nei decenni a venire e se contribuirà ad avvicinare le persone o a creare ulteriori disparità. Solo una cosa è certa: l’IA sarà sempre più centrale e l’accesso a risorse maggiori da parte dei singoli consentirà di accedere a spazi ulteriori di potere ed a migliori opportunità espressive. Gli strumenti che nascono per evolvere la specie e che dovrebbero liberare i popoli per restituire dignità alle democrazie, però, hanno un risvolto differente e collaterale, con tecnocrazie destinate a farsi sempre più invadenti in virtù del istinto accentratore e famelico. Concertare gli algoritmi e rendere trasparenti i meccanismi è l’unica vera via in grado di svelare le buone intenzioni della nuova Torre di Babele, evidenziando valori etici e soffocando tentazioni sibilline che rappresentano oggi la vera minaccia strisciante degli investimenti nell’IA. A chi il ruolo di definire le regole? Gli Stati, secondo Carola Frediani: “la difesa di alcuni diritti fondamentali” e la difesa di particolari principi comuni dovranno essere il motore della concertazione globale su cui costruire strumenti di governo dell’IA attraverso convenzioni internazionali.
Il problema attuale non è quello distopico di un’IA che prende il controllo e si rivolta contro l’uomo: il problema vero e concreto, semmai, è quello di un’IA che potenzia i lati negativi dell’uomo, esaltando gli scontri bellici e la tracotanza di populismi e regimi dittatoriali. Ancor più in modo stringente: secondo Marc Rotenberg, fondatore del Center for AI and Digital Policy, “le aziende oggi stanno agendo senza responsabilità morale: ci saranno delle conseguenze negative”. Ancora Frediani: “c’è un’egemonia del privato su queste tecnologie e questo fattore condiziona certi aspetti: la stessa IA generativa è la cresta di un’onda che già era basata su grandi aziende tech con modello di business basato sulla raccolta indiscriminata di dati degli utenti“. Secondo Luciano Floridi “Il mercato non è fatto per risolvere i conflitti” e quindi tocca alla politica entrare nel merito con visione e leadership: si tratta di uno snodo troppo importante della storia e degli equilibri sociali per poter abdicare a questo compito.
Ragionare sui rischi è doveroso tanto quanto scommettere sulla ricerca per evolvere ulteriormente le tecnologie abilitanti per il potenziale umano. Non perdere d’occhio la morale significa costruire la Torre di Babele in un modo nuovo e chissà che, se così fosse, questa volta l’Eterno non decida di lasciarci fare.