Il Ministero per la Pubblica Amministrazione ha annunciato il rilascio delle linee guida sullo smart working nella PA, un documento utile a gestire il passaggio verso un futuro nel quale questi aspetti saranno regolati direttamente a livello contrattuale. Serve però ora – subito – un approccio coordinato che accompagni la PA fuori dalla pandemia e dentro un futuro che si vuol rendere meglio organizzato, rendendo strutturali le scelte politiche odierne.
Linee guida per lo smart working nella PA
Renato Brunetta, ministro della Funzione Pubblica, non ha mai fatto mistero dei dubbi nutriti in relazione all’adozione dello smart working nel contesto della Pubblica Amministrazione. Il suo intervento non è però finalizzato alla rimozione di questa possibilità: semmai, Brunetta sembra voler indirizzare il proprio dicastero verso un futuro fatto di responsabilizzazioni locali, delegando le scelte ai dirigenti delle PA affinché possano utilizzare ogni risorsa al meglio:
Durante la pandemia, in quei mesi drammatici, lo smart working è stata una decisione saggia, ma unilaterale del governo. Adesso la competenza organizzativa spetterà, come dev’essere, al datore di lavoro, ossia a ciascuna amministrazione, ma la regolazione avverrà attraverso i contratti. È un grande passo avanti verso il lavoro agile strutturato
Il passaggio è di per sé temporaneo: Brunetta sta già guardando ben oltre, focalizzandosi su quelli che saranno gli interventi a livello contrattuale. L’incontro con i sindacati tenutosi in queste ore va esattamente in quella direzione, pur necessitando di azioni immediate che possano consentire una immediata riorganizzazione degli uffici in questi mesi di interim.
Secondo quanto trapelato dalla bozza avuta in visione da ADNkronos, lo smart working sarà implementabile nel mix operativo della PA a partire dal 31 gennaio, ma sulla scia di decisioni mirate e non a seguito di obblighi di qualsivoglia natura. Al lavoratore sarà garantito un “diritto alla disconnessione” pari a 11 ore di riposo consecutivo, il lavoro in presenza dovrà continuare a restare prevalente e all’amministrazione toccherà il compito di imporre debita raggiungibilità da remoto di tutti gli strumenti di lavoro utili:
L’amministrazione deve prevedere apposite modalità per consentire la raggiungibilità delle proprie applicazioni da remoto. Se le applicazioni dell’ente sono raggiungibili da remoto, ovvero sono in cloud, il dipendente può accedere tranquillamente da casa ai propri principali strumenti di lavoro. Alternativamente si può ricorrere all’attivazione di una Vpn (Virtual Private Network, una rete privata virtuale che garantisce privacy, anonimato e sicurezza) verso l’ente, oppure ad accessi in desktop remoto ai server.
Limiti? Nessuno: ogni singola PA sarà perfettamente responsabilizzata nelle proprie scelte e nei risultati conseguiti, in perfetta logica aziendale.