Libra è una criptovaluta al momento esistente soltanto sopra un white paper, ma fino al 2020 non vedrà la luce. Al tempo stesso, sebbene annunciata in pompa magna come circondata da una fitta selva di partner, anche la Libra Association sembra avere le radici ancora estremamente fragili. Secondo quanto appreso dal New York Times, infatti, tutto quanto accennato è ad oggi presente più che altro su un pezzo di carta, sotto forma di memorandum of understanding, ma poco più di questo.
Da parte di tutti, insomma, ci sarebbe una forte cautela: c’è sicuramente piena consapevolezza di cosa rappresenterebbe la nascita della Libra e per questo motivo attorno a Facebook ci sono tanti brand quanto un malcelato scetticismo.
I partner di domani
Un necessario pro-forma, una doverosa discrezione o una ineludibile cautela? In ogni caso secondo quanto emerso (pur con dichiarazioni che hanno voluto celarsi dietro l’anonimato delle fonti) la Libra non nasce con un supporto troppo solido a causa di una malcelata sensazione di fastidio che da troppe parti si sarebbe riversata attorno all’idea made in Facebook.
Secondo quanto testimoniato dal NY Times, almeno 7 partner su 28 avrebbero spiegato come la propria posizione sia stata sì favorevole alla formazione della Libra Association, ma ad oggi il tutto si limiti ad un accordo formale tra le parti che non ha ancora dato origine ad alcuna entità concreta. Stando ai fatti, insomma, ad oggi non ci sarebbe la moneta, non ci sarebbe l’associazione e non ci sarebbe nulla di solido a tenere assieme nomi quali Visa, Mastercard, Uber, PayPal, Spotify e quanti altri. La sensazione è che Facebook, con questa iniziativa, abbia voluto iniziare a sondare il terreno, affinché si iniziasse a parlare del tema prima di giocare le prossime carte, consentendo così a tutti gli interessati di far fronte comune in attesa di opinioni più chiare da parte dei legislatori e dalle istituzioni finanziarie.
I partner di Libra, quindi, sarebbero più che altro dei supporter pronti a salire sul carro, ma al tempo stesso altrettanto solleciti a scendere qualora la situazione dovesse mutare. L’era dei chiarimenti è destinata ad aprirsi rapidamente.
Banche e politica: c’è scetticismo
La causa primaria di questa cautela iniziale sarebbe dovuta ai dubbi relativi al modo in cui le istituzioni (politiche, ma anche bancarie) potranno accogliere la Libra. Gli Stati Uniti hanno infatti già chiesto un’audizione presso il Senato, la politica ha già chiesto a Facebook di fermare ogni procedura ai fini di un approfondimento preventivo e secondo quanto emerso anche le banche centrali hanno già chiesto specifici chiarimenti. Tra i firmatari delle richieste di chiarimento vi sarebbe peraltro anche quella di Domenico Gammaldi, dipartimento Mercati e Sistemi di Pagamento della Banca d’Italia. Dei timori della Bank for International Settlements (BIS) abbiamo invece già scritto a suo tempo.
Al momento non ci sono vere e proprie barricate contro Libra, insomma, ma da più parti c’è un naturale scetticismo votato da una parte a capire la possibile bontà della proposta e dall’altra relativa al timore di unire il proprio brand a quello di una iniziativa che potrebbe essere avversata dal mondo finanziario e quindi isolata prima ancora di partire. All’unisono si chiedono maggiori informazioni, al fine di andare oltre i limiti del white paper da cui tutto ha avuto origine e per capire quali possano essere le reali intenzioni di Facebook e dei partner una volta avviata la nuova criptovaluta.