Microsoft chiude la propria biblioteca online. Il suo obiettivo, creare uno sconfinato archivio della cultura globale accessibile tramite un motore di ricerca dedicato, è destinato almeno per ora a non essere soddisfatto. Il modello scelto da Redmond per rendere accessibile la cultura libraria sembra non fruttare.
Da questa settimana i netizen alla ricerca di pubblicazioni in pubblico dominio, gli studenti alla ricerca di pubblicazioni scientifiche online, dovranno orientarsi verso alternative ai servizi Microsoft: il motore di ricerca specializzato in testi digitalizzati e quello dedicato agli articoli specialistici non sono più in funzione , non sono più raggiungibili .
Ad annunciare il cambio di strategia di Microsoft è Satya Nadella, dirigente presso il colosso di Redmond: in un post sul blog dedicato a Live Search ha spiegato che Microsoft ha deciso di abbandonare i progetti Live Search Books e Live Search Academic. Non esisterà un motore di ricerca specifico che fungerà da gatekeeper per libri e pubblicazioni e quanto in precedenza indicizzato verrà gestito dal motore generalista di Redmond. Non solo: la colossale opera di digitalizzazione e di riversamento sul web verrà lasciata orfana , nelle mani di organizzazioni alla ricerca di fondi per alimentare il web di cultura.
Digitalizzazione e indicizzazione made in Redmond erano iniziate nel 2006, rincorrendo BigG : BigM ha scansionato archivi di stato e codici leonardeschi , ha lavorato a fianco dei detentori dei diritti , in collaborazione con le istituzioni. Una differenza fondamentale rispetto alla strategia scelta da Google, che scansiona in massa testi di ogni tipo e lascia che siano gli autori a rivendicare la paternità delle opere e a decidere per l’opt-out.
Nella comunicazione di Redmond non si fa esplicito riferimento all’iniziativa di Google, ma ad un cambio di strategia a livello globale : quando Microsoft aveva avviato l’iniziativa a fianco di Open Content Alliance riteneva che sarebbe stata una mossa “strategica”, “costosa e senza guadagni”. Ora, la tattica Microsoft è cambiata, mirata a consolidare la propria presenza nella mente dei netizen senza puntare sulle nicchie di mercato ma sui modelli di business remunerativi : “Crediamo che la prossima generazione del search – scrive Nadella – passi dallo sviluppo di un modello di business sostenibile per chi gestisce il motore, per il consumatore e per il content partner”. Ma Google ha intravisto delle strategie per mettere a frutto il proprio servizio Book Search: alcuni lungimiranti editori hanno saputo cogliere l’opportunità offerta da Google puntandola come un riflettore sui propri libri.
L’obiettivo per Redmond è la scrematura delle iniziative non profittevoli, per guadagnare terreno rispetto a Google : il tentativo di rincorrere Google battendo la strada della ricerca fra i testi, non ha avuto il successo sperato. Redmond si ritira ma auspica che i partner del consorzio Open Content Alliance continuino a lavorare per l’obiettivo. Partner che, spiega Brewster Kahle di Internet Archive, non intravedono altra possibilità che contare su fondi pubblici. Microsoft passa la palla e l’incombenza di investire agli editori, ai detentori dei diritti, alle istituzioni: “Il modo migliore per un motore di ricerca di rendere disponibili dei testi – spiega Nadella – sarà lavorare su archivi di contenuti creati da editori e biblioteche”. Un’opera che, a parere di Microsoft, sarà semplice e economica se questi attori conteranno sugli strumenti sviluppati a Redmond.
Ci sono voluti 750mila libri e 80 milioni di articoli perché Microsoft abbandonasse la nave. Mountain View, lo scorso anno, annunciava di aver superato la soglia del milione di libri, per un investimento di 5 milioni di dollari. Google continua a veleggiare verso “l’organizzazione delle informazioni a livello mondiale e verso l’accessibilità e la fruibilità universale. Non una missione di stampo filantropico.
Gaia Bottà
( fonte immagine )