IBM , Sony e Philips hanno siglato una partnership con Novell e RedHat , due dei più grandi distributori Linux, per dar vita a un nuovo Gruppo, denominato “Open Invention Network” (OIN), che si occuperà della gestione delle licenze open source che non prevedano alcuna royalty.
L’iniziativa ha come obiettivo la salvaguardia degli interessi dei fornitori e dei consumatori, che molto spesso si trovano coinvolti in dispute riguardanti le royalty reclamate su brevetti legati al mondo Linux. Se questa operazione di gestione della proprietà intellettuale dovesse dimostrarsi vincente, tutti i limiti riguardanti i rischi legali in ambito business – sostengono i promotori – potrebbero essere aggirati.
Secondo IDC la crescita dell’adozione di soluzioni business Linux è di circa 25.9% all’anno; entro il 2008 il fatturato dovrebbe passare dagli attuali 20 miliardi di dollari a circa 40 miliardi di dollari. “E’ evidente che se anche la questione dei rischi legati alle licenze dovesse essere risolta, si assisterebbe ad un ulteriore accelerazione del processo di penetrazione nel mercato”, ha dichiarato al riguardo Richard Doherty, consulente strategico presso Envisioneering Group. “Questo è un semaforo verde per molte imprese che erano in attesa. Senza marchi come Novell o RedHat nessuno avrebbe potuto vantare un titolo legale su Linux”.
OIN, per ora, possiede una serie di brevetti riguardanti il settore e-commerce, acquistati regolarmente per 15,5 milioni di dollari da Commerce One , software house specializzata in B2B – dall’anno scorso in bancarotta controllata – di JGR, sussidiaria di Novell. Tutti i brevetti saranno disponibili senza il pagamento di royalty per ogni azienda, istituzione o utente che acconsentirà a non metterli in contrasto con altri, licenziati da OIN, per l’utilizzo di applicazioni Linux.
I brevetti, storicamente, sono stati creati per difendere la proprietà intellettuale o per essere barattati in cambio di altri, avendo la possibilità di accedere a soluzioni di proprietà altrui. OIN, in un certo senso, rimette in discussione questo concetto. “Un buon numero di avvocati si staranno chiedendo come si possa guadagnare con questo sistema. Ebbene, forse per la prima volta non potranno farlo”, ha aggiunto Doherty. L’idea è di porre un freno ai cosiddetti “troll” che nel tempo hanno acquistato brevetti solo ed esclusivamente per acquisire royalty.
Questo nuovo modello di gestione della proprietà intellettuale, secondo i sostenitori dell’iniziativa, permetterà quindi una libera condivisione dei brevetti, che ha anche come obiettivo finale lo sviluppo continuo di Linux.
“Se un’azienda si rende conto di aver bisogno di una licenza noi la forniremo a patto che ci assicuri che non farà niente per andare contro gli interessi di Linux”, ha dichiarato Jerry Rosenthal, ex vice-presidente IBM, che adesso è diventato CEO di OIN e probabilmente ha traslocato a pochi metri dal suo vecchio ufficio, dato che il Gruppo avrà sede nella Westchester County, dove si trova il quartier generale di IBM.
IBM, in un certo senso, sembra essere diventato il “cane da guardia” dell’open source, non solo per averlo adottato ampiamente nel proprio business ma anche per aver annunciato nello scorso ottobre lo sblocco di ben 45 mila brevetti in favore dello sviluppo tecnologico nei settori dove sono presenti standard di riferimento, come il comparto sanitario e quello educativo.
“Sono confortato dal fatto di avere a disposizione fondi consistenti per portare avanti il progetto e guardare con serenità al futuro. Questa è sicuramente una grande opportunità per espandere l’economia Linux, senza il bisogno di royalty”, ha dichiarato Rosenthal.
Il vento dell’open source sta decisamente cambiando. Open Source Development Labs , un’organizzazione che si occupa dello sviluppo Linux, ha creato una soluzione simile denominata Patent Commons Project. Altre aziende si sono concentrate sulla questione legale, realizzando le prime assicurazioni che proteggono dalle controversie provenienti dalle responsabilità sui brevetti.