C’è chi ha sottolineato come LimeWire non abbia proprio intenzione di riposare in pace . I rappresentanti legali del popolare client P2P hanno infatti chiesto ad un giudice di Washington D.C. di emanare una particolare ingiunzione che obblighi una serie di soggetti terzi a rivelare nei dettagli i propri rapporti con l’industria statunitense del disco .
Tipologie di contratto, ricevute di pagamento delle royalty, libri contabili, persino le registrazioni di quelle comunicazioni interne sui rapporti con l’industria discografica. I documenti richiesti dai legali di LimeWire sarebbero così necessari ad evitare che la RIAA veda soddisfatta la sua richiesta di risarcimento pari ad 1 miliardo di dollari .
Una cifra stratosferica, ipotizzata dagli alti rappresentanti dell’industria discografica in vista di una nuova udienza che verrà probabilmente spostata al prossimo aprile . Il giudice Debra Freeman aveva tuttavia contenuto gli esosi intenti della RIAA. Le due parti in causa dovranno portare in aula un campione di dati relativi ad 80 brani e 20 album per poi proporre un metodo di calcolo basato sugli effettivi danni arrecati all’industria musicale.
LimeWire vorrebbe ora trascinare nel caso aziende terze come Amazon e Apple, obbligandole a consegnare al giudice tutti quei documenti utili a comprendere meglio i rapporti commerciali con l’industria discografica . L’azienda di Jeff Bezos preferirebbe non entrare nel caso LimeWire, lasciando alle due parti in causa il compito di stabilire quanto succo stillerà dalla spremitura del client P2P.
Mauro Vecchio