Chi ha vissuto in prima persona le evoluzioni del mondo online all’inizio del millennio non faticherà a ricordare LimeWire. Lanciato nel 2000, il servizio è divenuto ben presto uno dei più noti e utilizzati in ambito file sharing, per lo scambio dei contenuti in modalità peer-to-peer. Ha raggiungendo picchi da 50 milioni di utenti su base mensile nel periodo di massima popolarità. La chiusura definitiva risale al 2010, in conseguenza a una lunga battaglia legale con i big dell’industria discografica per questioni legate a copyright e pirateria. Ora l’annuncio del ritorno, ma con ben altre premesse e finalità differenti: la nuova iniziativa ruota esclusivamente attorno al sempre più popolato mondo degli NFT.
A volte ritornano: NFT anche per LimeWire
Il team che ha acquisito il marchio e intende sfruttarlo con un progetto legato alla blockchain ha sede a Vienna, con uffici distribuiti tra Austria, Germania e Regno Unito. È già stato pianificato il lancio nel mese di maggio, siglando fin da subito accordi con artisti ed etichette. Questa la dichiarazione affidata dal co-CEO Paul Zehetmayr alle pagine di Reuters.
Vogliamo aprire i cancelli a piccolo, medi e grandi artisti, con un sacco di moderazione e attività editoriali. LimeWire ha gettato le basi per lo streaming musicale, è un pezzo dell’eredità di Internet. Siamo grati di poterlo trasformare in qualcosa al servizio dell’industria discografica.
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— LimeWire (@limewire) March 9, 2022
L’intenzione è quella di consentire ad artisti e addetti ai lavori di distribuire sotto forma di Non-Fungible Token contenuti come brani inediti, demo mai pubblicate, artwork, versioni live delle canzoni e materiale extra registrato nel backstage. Il successo del progetto è tutt’altro che scontato, considerando la forte concorrenza già venutasi a creare in un settore sostanzialmente esploso da un anno a questa parte. Tutto è accaduto con la vendita record di un’opera di Beeple valutata 69,3 milioni di dollari: era l’11 marzo 2021.