Erano gli inizi dello scorso maggio quando il produttore cinematografico Alki David scatenava quella che lui stesso aveva definito “la più significativa causa legale nell’intera storia del copyright”. Una nuova crociata contro il P2P, in particolare nei confronti del broadcaster statunitense CBS e la sezione del suo sito d’informazione CNET dedicata al download di varie applicazioni software.
Tra queste vi era il popolare client LimeWire, poi spremuto dai rappresentanti dell’industria. E Alki David – founder della piattaforma di video on demand FilmOn – aveva snocciolato numeri importanti: CNET e CBS avrebbero quindi agevolato lo scaricamento complessivo di 220 milioni di copie del software , rappresentando addirittura il 95 per cento dell’intera distribuzione dello stesso LimeWire.
Ma queste accuse sono ora cadute nel vuoto , come annunciato dai legali del produttore e founder di FilmOn. Alki David non impugnerà gli attuali dettami del Copyright Act – sanzioni fino a 150mila dollari per singola violazione del diritto d’autore – per cercare di veder condannati CBS e la sua testata specializzata in informatica e tecnologia. Che si tratti di un illuminato ripensamento?
Niente affatto, almeno a giudicare allo stesso documento depositato presso una corte californiana. In sostanza, l’avvocato Adam Wolfson avrebbe deciso di annullare il caso per poi ripresentarsi all’attacco con un numero maggiore di detentori dei diritti . Per formare una squadra più completa ed agguerrita, date presunte richieste d’adesione alla causa già archiviate dallo stesso legale di David. Verrà l’apocalisse dopo la fine di LimeWire?
Mauro Vecchio