L'indiscreto fascino del mobile computing

L'indiscreto fascino del mobile computing

di D. Galimberti - E dopo l'anno dei netbook, ecco l'anno dei tablet. Ovvero l'anno in cui, volenti o nolenti, la tecnologia e l'informatica rischiano di infilarsi in tutti gli spazi lasciati liberi nella vita dei consumatori
di D. Galimberti - E dopo l'anno dei netbook, ecco l'anno dei tablet. Ovvero l'anno in cui, volenti o nolenti, la tecnologia e l'informatica rischiano di infilarsi in tutti gli spazi lasciati liberi nella vita dei consumatori

Da qualche anno a questa parte, quando si parla di computer si parla sempre più frequentemente di macchine portatili, concetto ribadito più volte sia esaminando i dati di mercato (e, di riflesso, le abitudini degli utenti), sia osservando le politiche commerciali dei produttori, che spingono sempre di più in questa direzione.

Anche uscendo dall’ambito più strettamente legato a ciò che comunemente si identifica come “computer”, negli ultimi anni hanno assunto un ruolo sempre più importante gli smartphone e i netbook , che nell’idea originaria non dovevano essere dei veri e propri replacement dei notebook, ma dei dispositivi ultraportatili per semplici compiti (come la videoscrittura), orientati più che altro all’utilizzo in rete (da cui il nome NET-Book), e non necessariamente equipaggiati con un sistema operativo “completo”: tant’è che si parla del futuro Chrome OS come sistema operativo ideale per i netbook, mentre ne esistono già alcuni modelli con Android , e molti altri sono in arrivo (come l’ HP Compaq Airlife 100 ).

Questo non significa che le macchine desktop siano destinate a sparire (non in tempi brevi perlomeno): ci sono compiti in cui per questioni di potenza di calcolo, o per particolari necessità, non si può fare a meno di computer fissi. Considerando però quanto velocemente si è sviluppato l’ hardware , oggi ci troviamo in una situazione in cui l’utente medio (se preferite, l’utente “consumer”) non ha realmente bisogno della potenza di un processore quad-core e di 8GB di RAM. Il mercato dell’informatica si è allargato verso un bacino di persone che non è più rappresentato da un utenza professionale, ma è costituito da utenti di ogni tipo, spesso poco ferrati in materia, che utilizzano il computer come semplice strumento per accedere a certi servizi: Internet, email e Facebook (giusto per citare tre degli usi più comuni) sono compiti alla portata di una qualunque macchina, anche di un cellulare, e a quel punto perché non affidarsi a un dispositivo portatile, o ultra-portatile?

Quest’anno pare che i tablet stiano uscendo allo scoperto dalla nicchia semi-dimenticata nella quale erano relegati (vuoi perché i tempi sono maturi, vuoi perché il tam-tam di iPad ci ha messo lo zampino) e sembrano destinati ad invadere il mercato, visto che tutti i produttori di hardware hanno annunciato un nuovo dispositivo di questo tipo. Non che il tablet in sé sia una novità assoluta nel panorama informatico mondiale: ne esistono diversi modelli, almeno da quando esiste “Windows XP Tablet PC Edition” (cioé dal 2001), e anche nel mondo Mac c’è chi realizza dei tablet partendo da modelli originali (come il ModBook di Axiotron ).

In ogni caso questo tipo di macchina non ha mai incontrato i favori del mercato, se non in alcuni modelli ” convertibili “, cioé dei normali laptop il cui schermo si gira e si ripiega per trasformasi in tablet (come il Latitude XT2 di Dell). I motivi di questo scarso successo negli anni passati sono molti: hardware poco adatto (pesante, ingombrante e con scarsa autonomia), tecnologia touch/multitouch non ancora matura, e un sistema operativo che non è adatto per un utilizzo continuativo ed esclusivo in modalità touch… o perlomeno non lo è la sua interfaccia e l’interfaccia delle comuni applicazioni che ci girano sopra.

So che molti non saranno d’accordo con questa mia ultima affermazione, ma il dato di fatto è che, ad oggi, nessun tablet con sistema operativo “standard” è riuscito a conquistare il mercato, mentre tutti i tablet previsti da qui alla fine dell’anno mostrano una faccia diversa (che sia dovuta ad sistema operativo realizzato ad-hoc per dispositivi di questo tipo, oppure ad un “semplice” layer di interfaccia tra un sistema tradizionale e lo schermo touch/multitouch). Personalmente sono molto più propenso a pensare che, tra la moltitudine di dispositivi in uscita, la spunteranno quelli con un sistema operativo specifico, che sia iPad con la sua versione rivista e corretta di iPhone OS, o che sia uno dei diversi modelli che adotteranno Android.

A differenza di quelli che monteranno Windows con un’interfaccia adattata, il primo avrà dalla sua un ambiente più uniforme e un sistema complessivamente più semplice da gestire: l’idea di pensare a un antivirus su un tablet, tanto per fare un esempio, non mi sembra molto allettante. È vero che un sistema tradizionale (sotto certi aspetti) è potenzialmente più flessibile, ma se l’arma vincente fosse questa i tablet dovrebbero già essere molto diffusi: pensando ai possibili utilizzi di un tablet, non ci vengono certo in mente software di rendering 3D o sofisticati lavori di fotoritocco, ma nemmeno programmazione, progettazione CAD, o gestione di grossi database. Il tablet si rivolge a utilizzi molto più semplici, e quello che conta è la cosiddetta “esperienza d’uso”.

Il successo si giocherà in parte sulle specifiche “fisiche” del dispositivo (dimensioni, peso, manegevolezza e autonomia), in parte sulla semplicità d’uso, e in gran parte sul supporto di software e “contenuti” (visto che si parla, oltre che di eBook, di riviste e quotidiani digitali). L’iPad ha dalla sua un buon bagaglio di applicazioni già pronte per l’uso specifico attraverso uno schermo multitouch, mentre gli altri possono contare su una maggiore scelta di hardware (spesso più accessoriato) e un prezzo medio inferiore. Difficile dire come andrà a finire, ma tra un paio di settimane potremo iniziare a fare le prime considerazioni sull’ultima creazione di Apple: in attesa della concorrenza.

Domenico Galimberti
blog puce72

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Pubblicato il
24 mar 2010
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