Jakarta (Indonesia) – Il governo indonesiano non intende violare le leggi che ha voluto e ha introdotto alcuni mesi fa e per questo ha dichiarato pubblicamente di voler porre rimedio ad una situazione di sostanziale illegalità nell’uso del software sui computer delle istituzioni e della pubblica amministrazione.
Stando a quanto riportato da Agence France-Press , il ministro all’Informazione JB Kristiadi ha annunciato che verrà fatto un inventario dei software utilizzati sui sistemi governativi affinché sia possibile pagare le dovute licenze ai rivenditori commerciali legalmente autorizzati.
“Sarebbe un’ironia – ha dichiarato Kristiadi ai reporter – se violassimo la legge che abbiamo scritto noi stessi”. Kristiadi ha spiegato che il Governo sta lavorando anche sull’ipotesi di un passaggio a Linux ma ha sottolineato che in ogni caso i costi che si dovranno affrontare “saranno elevati”.
Le cifre diffuse dalla divisione locale di Business Software Alliance , l’associazione che raccoglie i maggiori produttori di software proprietario, evidenziano come il 90 per cento dei programmi utilizzati nel paese è illegale. Stime confermate dallo stesso Kristiadi, secondo cui è necessario continuare a rafforzare le misure repressive contro la pirateria, così come previsto dalle normative approvate lo scorso settembre.
Secondo i reporter tuttavia, dopo alcune settimane di grandi operazioni delle forze dell’ordine, sulle bancarelle e nei negozi indonesiani il software pirata venduto a basso prezzo è tornato a farla da padrone.