Lindows punta la fionda contro Microsoft-Golia

Lindows punta la fionda contro Microsoft-Golia

La start-up non rinuncia al nome LindowsOS e per difendere la sua posizione si appella ora alla comunità open source. Davide chiama, l'Open Community risponde?
La start-up non rinuncia al nome LindowsOS e per difendere la sua posizione si appella ora alla comunità open source. Davide chiama, l'Open Community risponde?


San Diego (USA) – LindowsOS non s’ha da fare, almeno non con questo nome. Tale è il parere di Microsoft in merito all’imminente rilascio sul mercato di quel sistema operativo, di cui si parlò ad ottobre , basato sul kernel di Linux e sul software di emulazione open source Wine che promette di far girare, attraverso un’interfaccia semplice ed intuitiva, buona parte del software scritto per Windows.

Lo scorso dicembre il gigante di Redmond ha depositato un’ingiunzione presso un tribunale americano affinché Lindows.com, una piccola start-up fondata da Michael Robertson, cambi il nome al proprio sistema operativo: la motivazione, secondo Microsoft, è che LindowsOS richiama troppo da vicino il suo celeberrimo marchio Windows e potrebbe creare confusione fra gli utenti.

Robertson però non ci sta e promette battaglia. L’indomito CEO di Lindows.com sta infatti mettendo in atto una strategia di difesa, con la quale punta ad invalidare la citazione in giudizio facendo leva su di un’eventuale mancanza di giurisdizione della Corte di Washington, ed una di attacco, presentando a sua volta una causa contro Microsoft per concorrenza sleale e registrazione indebita di marchi di fabbrica.

“Non crediamo possibile – ha dichiarato Robertson – che la gente possa confondere il nostro prodotto visto che è molto differente da quello di Microsoft. Io credo che Microsoft ci stia attaccando per quello che il nostro prodotto fa e non per come esso si chiama”

Robertson si è poi appellato agli iscritti alla newsletter di Lindows.com, che ha chiamato “amici”, e alla comunità open source, affinché lo sostengano nella battaglia legale e lo aiutino a raccogliere tutti quei nomi di prodotti commerciali che contengono la parola Windows ma che, a differenza di LindowsOS, non sono incorsi nelle ire di Microsoft.

“Noi sappiamo – ha detto Robertson – che esistono tanti, tanti prodotti che hanno un nome molto simile a Windows e che ci permetteranno di stilare elenchi con centinaia di nomi”.

Negli scorsi giorni Robertson ha dovuto anche ammettere di essere stato obbligato, su richiesta del tribunale, a cedere a Microsoft tutti i nomi e gli indirizzi degli iscritti alla propria mailing-list. Sebbene il CEO di Lindows.com abbia ricevuto l’assicurazione da Microsoft che tali dati resteranno strettamente confidenziali e verranno utilizzati solo per scopi legati a questa causa legale, è facile immaginare la reazione delle centinaia di iscritti alla lista, persone che per lo più hanno utilizzato quel mezzo per esprimere pareri anche molto pesanti sul colosso di Redmond.

Le due aziende hanno ora tempo fino alla fine del mese per presentare i propri argomenti, dopodiché il tribunale dovrà innanzitutto decidere se il mercato di LindowsOS può rientrare o meno sotto la giurisdizione di quella corte: se così non fosse, il processo potrebbe essere spostato in California oppure archiviato del tutto. Appuntamento alla prossima puntata.

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Pubblicato il
18 gen 2002
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