Se c’è una ricetta utile a traghettare l’IT fuori dalla crisi, sicuramente in essa sono inclusi i componenti che da sempre fanno parte del patrimonio genetico dell’industria, vale a dire fondi di investimento e nuove idee . E se c’è chi come Microsoft pensa a spendere qualche miliardo in-house , altri si impegnano nel finanziamento e nella ricerca delle suddette idee, offrendo strumenti hi-tech che dovrebbero teoricamente facilitare l’incontro di domanda e offerta di capitali.
Angelsoft mette ad esempio a disposizione un sito web pensato apposta per combinare matrimoni tra neo-imprese e capitali, un filtro telematico pensato per offrire alle start-up un canale privilegiato di accesso a chi è disposto a investire su di loro a certe condizioni di base. Gli utenti del sito hanno la possibilità di cercare in un database che attualmente comprende 450 gruppi di investimento e 1000 venture capitalist , specificando criteri come le dimensioni medie degli investimenti, i termini di un contratto tipo, il settore di interesse, lo storico della distribuzione dei fondi e quant’altro.
E ancora Angelsoft ha studiato la possibilità di visualizzare i profili dei singoli investitori partner dell’iniziativa, e persino la possibilità di contattare i manager delle società attraverso il social networking professionale di LinkedIn . Co-fondata da David Rose, presidente dei New York Angels , Angelsoft riceve mensilmente tra le 2.500 e le 3.000 richieste di fondi da altrettante start-up, ma di queste solo il 3% riesce a ottenere finanziamenti sperati attraverso il portale .
Il mondo delle start-up alla caccia di soldi rimane uno dei più competitivi, nondimeno Rose afferma entusiasticamente che “Fino a ora gli imprenditori non hanno mai avuto accesso a questo genere di strumenti, ma ancora più significativamente, non hanno mai potuto accedere a questo tipo di dati”. Angelsoft si propone come possibile alternativa alla crescente sfiducia dei maggiori gruppi di finanziamento verso le proposte di partnership non richieste, e offre a quei gruppi la sicurezza del blacklisting automatico di chi prova a fare il furbetto chiedendo indiscriminatamente fondi a destra e a manca.
Un’altra idea innovativa nel campo dei finanziamenti alle start-up dal cuore fortemente tecnologico arriva da NVIDIA, il colosso dei co-processori grafici che intende spingere sempre più verso il calcolo parallelo e gli scenari di utilizzo GPGPU (General Purpose GPU) con GPU Ventures Program , una iniziativa pensata appunto per fornire fondi a quelle società che hanno in programma l’utilizzo delle potenti GPU GeForce per ogni genere di applicazione computazionale ad alte prestazioni.
Jeff Herbst, dirigente NVIDIA, conferma che la corporation è alla caccia di società che stiano “costruendo business intorno alla potenza delle GPU”, sia che si tratti di interfacce grafiche, applicazioni come Google Earth (la cui sviluppatrice originaria, Keyhole , ha appunto usufruito dei fondi di NVIDIA), videogame, intelligenza artificiale, fisica, “mondi virtuali” e via di questo passo.
Herbst spinge per l’adozione della piattaforma GPGPU anche in ambiti alquanto diversi dal tradizionale “visual computing”, includendo ad esempio nel lotto “l’esplorazione di giacimenti di petrolio o gas”, uno scenario in cui “l’elaborazione di massicce quantità di dati sismici per individuare il luogo in cui sono conservate le risorse naturali” può giovare della riduzione dei tempi elaborativi calcolabile in “giorni, ore, minuti”, piuttosto che attendere i mesi necessari con le piattaforme di computing CPU-dipendenti. Per tutti questi scenari di impiego dei sistemi GPGPU, NVIDIA è disposta a mettere di tasca propria somme che vanno da un minimo di 500mila dollari a un massimo di 5 milioni.
Alfonso Maruccia