Una delle tecniche più utilizzate per rastrellare dati degli utenti dai social network si chiama scraping. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato a LinkedIn un’altra chance per bloccare l’accesso ai profili pubblici da parte della rivale hiQ Labs. Lo scontro legale ha avuto inizio nel 2017.
LinkedIn potrà impedire lo scraping?
Circa quattro anni fa, LinkedIn aveva accusato hiQ Labs di aver effettuato accessi non autorizzati al social network professionale per raccogliere i dati pubblici degli utenti (alcuni dei quali finiti online). L’azienda californiana, acquisita da Microsoft nel 2016 per 26,2 miliardi di dollari, aveva denunciato hiQ per violazione del Computer Fraud and Abuse Act, una legge del 1986 che proibisce l’accesso ad un computer senza permesso.
hiQ Labs aveva successivamente ottenuto un’ingiunzione preliminare e vinto la causa in appello. LinkedIn non poteva bloccare l’accesso ai dati pubblici, in quanto ciò avrebbe rappresentato un ostacolo alla concorrenza. La Corte Suprema ha ora concesso un’altra possibilità a LinkedIn, chiedendo alla Corte di Appello di riesaminare il caso alla luce della recente sentenza della stessa Corte Suprema, in base alla quale una persona non può violare il Computer Fraud and Abuse Act, se ottiene i dati presenti su un computer che ha il permesso di usare.
Quanto accaduto evidenzia l’importanza dei dati personali su Internet e la capacità delle aziende di trarre profitto da tali informazioni, sollevando interrogativi su chi può controllare e utilizzare i dati e per quale scopo. Secondo la Electronic Frontier Foundation, il Computer Fraud and Abuse Act è la peggiore legge in assoluto nel campo della tecnologia, in quanto usa un linguaggio obsoleto e non è stata adattata all’epoca moderna.