LinkedIn, la Russia fa chiudere la scappatoia mobile

LinkedIn, la Russia fa chiudere la scappatoia mobile

Apple e Google ottemperano alle richieste del Cremlino ed epurano l'applicazione dai rispettivi app store. L'accesso al social network era stato inibito in Russia già mesi fa
Apple e Google ottemperano alle richieste del Cremlino ed epurano l'applicazione dai rispettivi app store. L'accesso al social network era stato inibito in Russia già mesi fa

La legge russa, nel nome della sicurezza nazionale, prevede che i gestori di servizi online si pieghino ad una data retention estensiva e alla conservazione dei dati su server localizzati entro i confini dello stato. LinkedIn è stato da tempo dichiarato fuorilegge; Apple e Google, per non essere considerate tali, hanno accolto il volere di Mosca e hanno provveduto alla rimozione dell’applicazione del social network professionale dai propri app store.

Era il mese di novembre scorso quando le autorità del Cremlino avevano decretato l’ inibizione degli accessi per LinkedIn : la piattaforma acquisita da Microsoft era stata giudicata non conforme alla legge, in quanto non si era adeguata alla conservazione dei dati su server locali. Agli utenti russi di LinkedIn non restava che scavalcare la censura accedendo con la mediazione di servizi VPN, oppure a mezzo app mobile, soluzione che, con qualche malfunzionamento , sfuggiva alle imposizioni del governo. Ma il canale mobile, ancora solo parzialmente lambito dalle normative che regolano la rete, non è sfuggito a Mosca.

È il New York Times , recentemente vittima di una analoga censura mobile sulla Rete cinese messa in atto da Apple, a riferire che Apple e Google sono state avvicinate dalle autorità affinché rimuovessero l’applicazione di LinkedIn dai relativi store mobile. Entrambe le aziende, intermediari per l’accesso a LinkedIn a favore dei netizen russi, hanno accettato di provvedere alla purga .

Cupertino ha confermato la rimozione dell’applicazione dal proprio App Store, dichiarando che la richiesta delle autorità russe era stata formulata il mese scorso. Google, dal canto suo, ha riferito di aver agito su LinkedIn per adeguarsi alle leggi locali, in ottemperanza a policy applicate spesso con dei distinguo: nel 2014 Mountain View sembrava intenzionata a negarsi alla Russia, così come deciso rispetto alla Cina anni prima, ma ha evidentemente scelto di operare nel paese scendendo a compromessi.

LinkedIn ha commentato l’epurazione senza chiamare in causa gli intermediari, ma denunciando ancora una volta come il governo russo abbia “negato la possibilità di accesso ai membri del social network e alle aziende che approfittano di LinkedIn per far crescere i propri business”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
9 gen 2017
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