Che l’avvento della pandemia abbia avuto un forte impatto sul mondo del lavoro è cosa certa. L’adozione improvvisa (e forzata) dello smart working ha spinto aziende e dipendenti a sperimentare nuove forme di collaborazione, spesso portando alla luce le potenzialità del lavoro da remoto, destinato in molti casi a diventare strutturale. A fotografare il cambiamento sono anche i numeri condivisi da LinkedIn in relazione al 2021.
Si cambia più spesso lavoro e si collabora di più da remoto
Il social network professionale, da alcuni anni sotto il controllo di Microsoft (con oltre 10 milioni di utenti in Italia), ha condiviso alcune statistiche interessanti e utili per meglio comprendere a cosa ci si riferisce quando si fa riferimento a quella che molti chiamano nuova normalità. Ne citiamo due:
- è stato registrato un aumento pari al 25% nel volume delle persone che cambiano lavoro rispetto al periodo pre-pandemia;
- il numero delle offerte di lavoro per posizioni a distanza è quasi raddoppiato.
È quanto riportato in un’email riepilogativa del 2021 che LinkedIn sta inviando ai suoi iscritti, associando all’anno che ci siamo appena lasciati alle alle spalle l’etichetta #GreatReshuffle, il Grande Rimpasto. Un hashtag coniato per descrivere in modo sintetico ed efficace la rivoluzione in atto.
Il 2021 è stato un anno senza precedenti. Lo chiamiamo #GreatReshuffle, una fase del mondo professionale in cui tutti noi stiamo riconsiderando non solo il modo in cui lavoriamo, ma anche i motivi per cui lavoriamo.
Se l’adozione massiccia dello smart working è stata un’esigenza all’inizio della pandemia, ora che vaccini, Green Pass e restrizioni consentono di non interrompere di nuovo l’attività. si registra una quasi fisiologica resistenza a considerare il lavoro agile come un’alternativa valida alla collaborazione in ufficio. Accade tanto nel settore privato così come in quello pubblico. Il cambiamento, culturale ancor prima che tecnologico e organizzativo, è però in atto e non si tornerà indietro.
La prospettiva è quella di poter arrivare un giorno non troppo lontano a una sorta di formula ibrida, che sappia affiancare le due modalità nel nome di un reciproco beneficio ripartito tra azienda e dipendente, rispettoso delle esigenze di entrambe le parti in gioco, definendo nuovi equilibri.