Il Bonus Terme doveva essere elargito ieri in quello che era preannunciato come un “click day“, ma è successo quel che era facile prevedere sarebbe successo: troppa utenza, sistemi non adeguatamente dimensionati e non adeguatamente scalabili, immediato collo di bottiglia e iniziativa ferma al palo nel giro di pochi minuti. Falsa partenza, insomma, dunque si ripete: il Bonus Terme sarà distribuito oggi, a 24 ore di distanza, con un ennesimo tentativo in salsa “click day”, con tanto di appello ad evitare quello che è un click day in realtà non destinato agli utenti, ma ai centri termali. Se per qualcuno tutto ciò suona cacofonico, niente da stupirsi: è proprio in questo pasticcio che si consuma il corto circuito della giornata di ieri.
Il termine “click day” ha preso la via del mainstream quando, con il Governo Renzi in carica, si iniziò con questo tipo di pratica per elargire bonus agli utenti e finanziamenti alle realtà municipali: vere e proprie gare di velocità nell’invio delle richieste ad uno stesso sistema, ad una data ora. Questa pratica appare ormai esecrabile per almeno due motivi: per le criticità tecniche che impone e per l’inconsistente meritocrazia che assume nella distribuzione dei bonus. Se il tutto si aggiunge ai problemi di comunicazione, allora la frittata è completa.
Click Day: il problema tecnico
Il primo problema è quello tecnico. Nel caso del bonus terme migliaia di persone si sono ritrovate contemporaneamente sul sito dedicato padigitale.invitalia.it ed hanno creato un assembramento digitale che il sistema non è stato in grado di gestire: server in panne e tutto sospeso. La spiegazione di Invitalia è chiara: una piattaforma pensata per ricevere le richieste di 500 strutture in tutta Italia si è trovata a gestire le richieste di oltre 500 mila italiani. Inevitabilmente è caduto tutto.
La logica vorrebbe che si intervenisse in due modi alternativi: in primis servirebbe una progettazione dei bonus che vada oltre la sola decisione politica calata dall’alto e che sappia valutare e declinare al meglio anche le decisioni dal punto di vista tecnico. La messa a terra di un bonus non può più prescindere da questo tipo di soluzione (dal passato non si impara mai, evidentemente) e, anzi, si potrebbero pensare soluzioni univoche a livello nazionale da poter modulare volta per volta per situazioni di questo tipo. Inoltre si potrebbe pensare di aggirare il problema evitando del tutto il click day, così che le richieste possano essere raccolte e valutate senza forzare ad una coda virtuale di cittadini o aziende su server di Stato.
Il problema tecnico non va confuso con il problema dei tecnici. Il down è stata mera conseguenza, ma a quel punto non più evitabile. Non solo: il flusso di richieste non solo non era prevedibile, ma è anche del tutto sbagliato: vediamo perché.
Il problema comunicativo
Se il pasticcio non era completo, ci ha pensato la comunicazione a fare il resto. Spiega Invitalia:
La piattaforma era, come noto, destinata esclusivamente agli enti termali (circa 500 in tutto) e, quindi, progettata e testata su questi numeri considerando anche un numero fino a dieci volte maggiore di utenti concorrenti. L’accesso alla piattaforma è stato pertanto sospeso fino a domani, martedì 9 novembre, alle ore 12:00. Si invitano i cittadini, quindi, a non tentare l’accesso al sito che resta riservato ai soli enti termali accreditati.
Nelle FAQ c’è tutto, ma tutto sufficientemente nascosto e tale da spingere in inganno migliaia di italiani disabituati alla lettura ed alla ricerca:
Per prenotare il bonus il cittadino si deve rivolgere esclusivamente agli enti termali accreditati, contattandoli preferibilmente via email o attraverso il sito internet; gli enti termali sono gli unici autorizzati ad accedere alla piattaforma per la prenotazione. Sarà pertanto l’ente termale a comunicare al cittadino la conferma della prenotazione, sulla base della capienza del fondo.
Gli italiani che si sono accalcati sui server Invitalia, semplicemente, non dovevano farlo: era sufficiente rivolgersi ai centri termali. Un bonus iniziato male e finito peggio, insomma, e anche i media mainstream hanno le loro serie responsabilità in proposito. Tutto quel che c’è da sapere oggi è contenuto ancora una volta nelle FAQ:
Il cittadino può fare la richiesta di prenotazione del bonus dopo che l’ente termale si è accreditato, sapendo che l’ente termale può dar seguito alla richiesta a partire dall’
89 novembre, alle ore 12.00, data in cui apre la piattaforma per le prenotazioni.
Click Day: il problema etico/economico
C’è tuttavia una riflessione ulteriore da portare avanti. L’elargizione di bonus a pioggia ha il beneficio di una piena democrazia, ma la debolezza di una democrazia povera. Se chiunque può accedervi, al tempo stesso si calpesta ogni priorità e ogni meritocrazia, con la politica che abdica in favore del caso per lavarsene le mani e lasciare che i più scaltri (o fortunati, o furbetti, o cos’altro) riescano a raggiungere l’obiettivo. Ma questa non è una lotteria, né una corsa ad ostacoli: i bonus dovrebbero essere pensati per fini specifici e dovrebbero perseguire tali fini in modo mirato.
Il click day non è mai la soluzione, insomma, ma soltanto una fuga dalle responsabilità decisionali. Se poi vi si aggiunge la superficialità tecnica con cui troppe volte è affrontato, ecco che il problema raddoppia ed in questo caso è addirittura triplicato. Non è inoltre un problema dei singoli, ma un problema di tutti: quando uno Stato non persegue una ottimale allocazione delle risorse, le conseguenze economiche ricadono più o meno direttamente sulla collettività. Non ricade sul “tu”, forse, ma se ricade sul “noi” è compreso ogni singolo “io” che rappresenta la platea dei contribuenti.
Non sono solo semplici click, insomma.
Oggi si ripete
Insomma, oggi si ripete, sperando che la maggior parte degli utenti abbia ora capito che per accaparrarsi lo sconto alle terme non bisogna aspettare l’ora fatidica per il click.
Un sistema che nasce da una non-decisione finisce non a caso in un caos programmatico. Ma sarebbe cosa buona risolvere il problema alla radice: la prossima volta che qualcuno pensa ad un click day, qualcun altro lo metta di fronte al fatto che in assenza di decisioni sarà inutile dare la colpa al sistemista di turno: sarebbe una foglia di fico e non aiuterebbe nessuno, né il politico, né il responsabile dell’infrastruttura tecnica.