La Casa Bianca ha elaborato un rapporto sull’utilizzo dell’ intelligenza artificiale e le sue correlazioni con l’economia dei prossimi anni intitolato ” Artificial Intelligence, Automation, and the Economy “. Ad ottobre la stessa amministrazione Obama aveva elaborato un ulteriore rapporto intitolato “Preparing fot the future of artificial intellingence” che lasciava intravedere l’esigenza di studiare anche gli impatti sul panorama economico delle nuove tecnologie. “Accelerando le capacità delle AI sarà possibile automatizzare alcuni compiti che hanno finora richiesto lavoro umano. Le trasformazioni apriranno nuove opportunità per ciascuno, per l’economia, la società, ma modificano anche la sussistenza di milioni di Americani” si legge sulla nota che accompagna lo studio.
Seppur non sia possibile predire quali saranno gli impatti effettivi nell’economia, il rapporto suggerisce di focalizzare l’attenzione su 5 effetti primari:
- contributi positivi alla crescita della produttività aggregata;
- le modifiche delle competenze richieste dal mercato del lavoro, compresa una maggiore domanda di competenze tecniche di livello superiore;
- un impatto non uniforme, in tutti i settori, sui livelli salariali, sui livelli di istruzione, sui tipi di lavoro, e sulle posizioni;
- alcuni posti di lavoro scompariranno, mentre ne vengono creati di nuovi;
- La perdita di posti di lavoro per alcuni lavoratori nel breve periodo.
Per mitigare gli effetti negativi e potenziare invece quelli che sono gli influssi positivi il Governo, l’industria e i tecnici sono chiamati a collaborare. Tra gli interventi fondamentali vi sono l’ investimento e lo sviluppo serio dell’intelligenza artificiale (imprescindibile proprio per i suoi elevati benefici); l’educazione delle persone che ricopriranno lavori nuovi in futuro e l’aiuto ai lavoratori di oggi ad affrontare la fase di transizione. Non si può tornare indietro e non ci si può accontentare di rimanere fermi alla situazione attuale. “Negli ultimi 10 anni, nonostante lo sviluppo tecnologico, la crescita della produttività è rallentata in 30 delle 31 economie avanzate, rallentando negli Stati Uniti con una media annuale di crescita che è passata dal 2,5 per cento prima del 1995 a solo l’1 per cento per il decennio successivo” prosegue il rapporto.
Ad oggi è difficile sapere quale impatto sull’occupazione potrà avere l’AI. Un recente studio condotto da Organization for Economic Cooperation and Development stima che la percentuale di “rimpiazzo” di lavoratori umani nei prossimi vent’anni potrebbe essere del 9 per cento. Ma uno studio simile condotto da ricercatori della Oxford University nel 2013 stimavano addirittura un 47 per cento. Da un lato un’opportunità, quindi, e dall’altro un male (seppur necessario).
“Se gli Stati Uniti falliranno il miglioramento dell’istruzione dei bambini a il re-inserimento degli adulti con le abilità di cui avrà bisogno un’economia guidata dall’AI, il Paese rischia di lasciare milioni di americani indietro e perdere la sua posizione di leader mondiale nell’economia” si legge nel report. A favore dell’istruzione è bene ricordare che la presidenza Obama aveva proposto di “regalare” due anni di college agli studenti particolarmente meritevoli. Un’iniziativa da avviare ora sotto la presidenza di Trump, se vi sarà la volontà politica per farlo.
Nel frattempo anche da questa parte dell’oceano non si rimane a guardare. Orde di robot intelligenti sono pronti ad affiancarsi ai lavoratori umani anche in Europa così come accade in altre parti del mondo (si pensi alla sostituzione di massa di lavoratori con robot adottata da Foxconn in Cina, solo per fare un esempio). La UE ha ritenuto per questo opportuno elaborare delle raccomandazioni volte ai produttori di robot, toccando diversi punti che spaziano dall’etica alla legalità. La quarta rivoluzione industriale è alle porte anche da noi.
Mirko Zago
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