Facebook è una delle molte aziende di rete interessate allo sviluppo delle capacità di riconoscimento (soprattutto visive) dell’intelligenza artificiale, e nell’ultimo aggiornamento sulla questione la corporation parla di traguardi importanti raggiunti in un cammino che però si prospetta ancora lungo.
Il social network statunitense descrive la propria tecnologia di intelligenza artificiale come un sistema “allo stato dell’arte” in grado di segmentare, e quindi distinguere, gli oggetti o le persone presenti in una foto, un sistema che ora è il 30 per cento più veloce e consuma 10 volte meno dati di “addestramento” in confronto ai benchmark precedenti.
Facebook sta addestrando i propri algoritmi di deep learning nel tentativo di implementare il riconoscimento del linguaggio naturale, la capacità di predire quello che capiterà nel futuro prossimo in relazione agli indizi visivi – come ad esempio nel caso di un cumulo di scatoloni che collassano sul pavimento – e la pianificazione.
In quest’ultimo caso, Facebook ha sviluppato un bot capace di giocare a go , gioco cinese di 2500 anni fa dalle semplici regole di base ma capace di un numero di mosse superiore agli scacchi; i giocatori umani tendono a “leggere” i pattern visivi per intuire il corso che sta prendendo la partita, e Facebook vorrebbe regalare la stessa capacità ai suoi algoritmi di intelligenza artificiale.
To help teach systems how to plan, Facebook's AI research team has created an AI bot to play the board game Go. After a few months of playing, it's already on par with the other AI-powered systems that have been published and it's as good as a very strong human player. We've achieved this by combining the traditional search-based approach – modeling out each possible move as the game progresses – with a pattern-matching system built by our computer vision team.
Posted by Facebook Engineering on Martedì 3 novembre 2015
Le ricerche nel campo del deep learning e dell’intelligenza artificiale sono un investimento di lunga durata, avverte infine la corporation, e in un futuro non ancora precisato permetteranno di migliorare le tecnologie di “assistenza” all’utente, anche disabile, nell’interazione con i mondi e i network virtuali di Internet.
Alfonso Maruccia