Con un corposo rapporto , la Federal Trade Commission è intervenuta sulla questione dell’Internet delle Cose, chiedendo agli operatori maggiore sicurezza, assunzioni di responsabilità e impegni a tutela della privacy .
Nel dettaglio l’Agenzia governativa chiede alle aziende che stanno investendo nel settore che seguano le best practice per quanto riguarda la sicurezza informatica e facciano quanto necessario per impedire gli accessi non autorizzati ai dispositivi degli utenti ed alle informazioni personali raccolte ed immagazzinate.
Secondo FTC, inoltre, le aziende dovrebbero monitorare i dispositivi venduti durante tutto il loro ciclo di vita, impegnandosi a migliorarne costantemente la sicurezza, intervenendo qualora si presentino falle informatiche ed al contempo lavorando affinché i dati degli utenti conservati siano ridotti al minimo.
Il problema secondo FTC è che i nuovi dispositivi e le nuove tecnologie accorpate sotto il cappello di “Internet delle cose” pongono nuove questioni di privacy , con il fatto che si si creano, si scambiano e si possono accumulare una quantità infinita di dati, ed aprono la strada a nuove possibilità di sfruttamento di falle di sicurezza per ottenerli e sfruttarli.
Il rapporto statunitense, d’altra parte, non ha mancato di sollevare critiche: l’intervento di FTC – secondo quelle più dure – si limita a sottolineare quanto già normalmente fatto dalle aziende di tecnologia che operano nel settore, ma lo fa con un tono che rischia di spaventare i consumatori e gli investitori . Inoltre, se è vero che le aziende si devono impegnare nella protezione dei dati personali, è altrettanto vero che questo non dovrebbe essere fatto a danno del possibile sviluppo di nuove tecnologie, dell’innovazione in generale e della conseguente creazione di migliori offerte per i consumatori ed eventualmente anche nuovi posti di lavoro. Infine, alcune critiche puntano il dito contro FTC in quanto soggetto interessato a far diventare i suoi consigli una vera e propria normativa destinata a pesare sugli operatori del settore in aggiunta a quelle vigenti.
Come le istituzioni a stelle e strisce, anche le autorità britanniche stanno pensando di metter mano alla normativa destinata a regolamentare il settore, e anche e il Garante della Privacy italiano Antonello Soro ha chiesto , in occasione della Giornata europea della privacy, che “la protezione dei dati sia al centro delle politiche del Paese”. “È l’Internet di tutte le cose, con le sue molteplici applicazioni dalla domotica alle tecnologie indossabili sino alle città intelligenti, che attribuisce anche agli oggetti di uso comune un’identità “digitale” e li connette tra di loro”: così Soro ha spiegato come la dimensione dell’infosfera possa prestarsi all’invadenza di stato, mercato e malintenzionati . Non è opportuno permettere che avvenga “una totale riduzione dell’uomo a cosa”, che l’individuo venga “considerato alla stregua di un semplice supporto connesso al mondo di internet”.
Claudio Tamburrino