New York (USA) – Osannato dalla folla, il padre di Linux, Linus Torvalds ha tenuto banco ieri al LinuxWorld . Il primo argomento sul tappeto era il kernel del sistema operativo open source, il 2.4. Torvalds ha spiegato che “contiamo di poter rilascare il 2.4 in pochi mesi. Il 2.4 costituisce un kernel migliore sotto molti punti di vista”. Prossimamente però, ha promesso, verrà rilasciata una pre-release del 2.4: “in pratica lì ci sarà tutto quello che ci deve essere”.
Torvalds ha comunque confermato che il nuovo kernel sarà dedicato a tutto ciò che va dai server più potenti ai computer da scrivania, qualcosa che molti osservatori interpretano come una sfida diretta a Windows.
Secondo Torvalds “il nuovo Linux” supporterà per il desktop la tecnologia USB, ma anche quella FireWire e i sistemi per la grafia tridimensionale. Ma potrà lavorare anche su sistemi ad otto processori. Per arrivare a supportare anche i processori a 64 bit su cui da tempo sta lavorando Intel .
Ma il punto nodale dell’intervento di Torvalds è stato quello del rapporto tra Linux e business. Torvalds ha spiegato che se grandi aziende del settore, come Red Hat, hanno portato molti miliardi ai loro fondatori e loro azionisti, allo stesso tempo quello che hanno fatto ha prodotto molti benefici per il mondo Linux.
La tesi del padre del sistema operativo è che le esigenze del business hanno consentito a Linux di superare una prima fase “tecnicamente forte” per abbracciare contemporaneamente anche “l’usabilità”: “chi è addentro alla tecnologia spesso dimentica l’utente finale. La tecnologia funziona se funziona il risultato per l’utente. Ed è un concetto che molto spesso viene dimenticato da chi sviluppa alta tecnologia”.
Non solo, secondo Torvalds le grandi aziende Linux si occupano di tutto il lavoro di “bug-fixing” che lo sviluppatore tradizionale può trovare noioso, un vantaggio non trascurabile della loro presenza sul mercato.
Nonostante questo, Torvalds ha sottolineato che esistono ancora una serie di problemi per Linux, come quelli che nascono per gli sviluppatori che vogliono utilizzare DVD. Proprio su questo fronte, come noto, si sono mosse in queste settimane le majors di Hollywood per bloccare la distribuzione di un software, il DeCSS, ritenuto “pericoloso” sul piano della contraffazione: “si tratta di un caso chiarissimo di aziende che vogliono colpire i propri clienti. L’industria di settore vuole controllare il mercato pur non proponendo una buona soluzione tecnica ma semplicemente bloccando i suoi clienti in una situazione prestabilita”.
Torvalds ha spiegato di sperare che gli industriali del DVD perdano i procedimenti giudiziari da loro avviati sul fronte DVD ma anche di contare sul fatto che, qualora l’industria vincesse, le aziende Linux decidano di dare in licenza il DeCSS.
In occasione di LinuxWorld, intanto, tra i molti annunci delle case produttrici maggiori pronte a tutto pur di supportare Linux, si è fatto sentire quello del “dual-boot PC”. Ora che anche Linux è approdato sui desktop di mezzo mondo e può vantare interfacce grafiche non meno accattivanti dell’OS di Microsoft , nonché i primi gioconi come Unreal Tournament e Quake III, non saranno pochi coloro che vorrebbero avere entrambi sulla stessa macchina.
Un utente già esperto non avrà difficoltà a far da sé ma, per coloro che non intendono litigare con partizioni e master boot record, Shopping Planet ha pensato di proporre un PC da 499$ già equipaggiato con entrambi i sistemi operativi e dotato di dual boot.
Con il suo umile K6-2 450, 32 MB di RAM e 4,3 GB di hard disk, il computer di Shopping Planet non si può certo definire un mostro di potenza, ma è interessante che un grosso rivenditore on-line abbia scelto la politica del dual boot per una fascia di prezzo così “consumer”.