Che l’operazione di conversione della rete civica di Monaco di Baviera a Linux fosse stato un successo è una notizia della fine del 2013 : ma ora Canonical ci tiene a chiarire il proprio ruolo e quello della distribuzione Ubuntu nel cammino (invero periglioso) che ha condotto la municipalità alla conversione completa al software libero, dal sistema operativo ai formati documentali . Un progetto che è valso milioni di euro di risparmi , ma che soprattutto ha dimostrato la fattibilità di tale tipo di operazione.
Il cammino di Linux in Baviera è iniziato addirittura nel 2003 : all’epoca erano i server, su cui girava l’ormai datato Windows NT , ad avere bisogno di nuova linfa, ma col passare degli anni e con il crescere delle esigenze di ammodernamento si è fatta strada la possibilità di un migrazione pressoché totale all’open source. Inizialmente, come ricorda Canonical, era stata Debian la prescelta per avviare cambiamento : i tempi lunghi di aggiornamento di quella che è a tutti gli effetti una distribuzione da professionisti, più che da utenti finali, hanno poi convinto i manager IT di Monaco a riconsiderare il software da utilizzare.
E così nel 2009 Ubuntu ha fatto il suo debutto nell’infrastruttura di Monaco: stando a Canonical, il successo del programma LiMux è legato proprio alla svolta introdotta dalla propria distribuzione che negli anni ha permesso di completare la conversione di 12mila PC al nuovo sistema operativo (nel frattempo saliti a 14mila), e un risparmio stimabile attorno a 11 milioni a fronte di un costo complessivo di circa 23 milioni di euro. Effettuare lo stesso tipo di aggiornamento dell’infrastruttura passando, ad esempio, a Windows 7 sarebbe costato non meno di 34 milioni secondo le cifre di Canonical.
Ubuntu spera naturalmente di fare di Monaco un “caso di successo” per promuovere il proprio prodotto tra i cosiddetti decision maker : la torta della Pubblica Amministrazione è molto attraente e appetitosa, non a caso c’è stata una certa polemica negli scorsi anni tra Microsoft e la stessa Municipalità della Baviera riguardo le cifre in ballo e gli effettivi risparmi che questo tipo di conversione è in grado di garantire. Il fatto stesso che altre nazioni e altri enti pubblici, dalla Spagna alla Francia , stiano valutando progetti simili o li abbiano già avviati è comunque già il segno che questo tipo di possibilità è tenuta in conto in alcuni ambiti del mercato : non che questo significhi molto per le sorti di Linux sui desktop consumer , ma è comunque un settore piuttosto significativo dove il software open source (o meglio ancora FOSS) potrà dire molto nei prossimi anni.
Luca Annunziata